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La piccola Parentopoli di Prandelli: suo figlio nello staff della Nazionale

Niccolò viene assunto ovunque allena papà: è stato preparatore atletico alla Fiorentina e al Parma, ora arriva a Coverciano
di Pruneddu Pietro domenica 13 maggio 2012

2' di lettura

Non sfugge nemmeno il calcio alla piaga del familismo. Cesare Prandelli tra qualche ora diramerà la lista dei pre-convocati per l'Europeo. E trapela la notizia che il ct azzurro ha chiesto e ottenuto di ampliare lo staff tecnico della Nazionale con un fisioterapista e un preparatore atletico. Nulla di strano, se non fosse che quest'ultimo incarico è andato al figlio del mister, Niccolò. Un ragazzo di 27 anni, di cui nessuno mette in dubbio le capacità. Ma forse, in un momento in cui si discute delle tante Parentopoli che affligono l'Italia, ne avremmo fatto volentieri a meno. Assunto dove lavora papà - Tanti allenatori famosi pretendono che i loro figli vengano inseriti nelle giovanili delle loro squadre. Poi li fanno anche esordire in prima squadra. Gli esempi non mancano: Ancelotti e Mancini sono stati i casi emblematici più recenti. Adesso anche Prandelli si aggiunge alla lista, anche se in realtà i rapporti lavorativi tra Cesare e Niccolò sono di lunga data. Già alla Fiorentina, mister Prandelli inserì nello staff tecnico suo figlio. Poi lui andò ad allenare la Nazionale e le loro strade si divisero. Niccolò si sistemò al Parma, guarda caso un'altra ex squadra di papà. Ed è in Emilia che Prandelli jr. ha lavorato in questa stagione.  Il segnale mancato - Niente di male, sia chiaro. Sicuramente Niccolò Prandelli ha ottime referenze, esperienza e professionalità. Nessuno lo mette in dubbio. Però si è sempre detto che la Nazionale è lo specchio del Paese. In questo, il nostro allenatore ha ricalcato quel vizio già rimproverato a politici, rettori universitari, manager. Prandelli ha istituito il codice etico per i suoi calciatori. Forse avrebbe dovuto applicarlo a sè stesso prima di fare questa scelta. Sarebbe stata apprezzata. Un piccolo segnale mancato, per un'Italia che spera sempre di cambiare e poi inciampa nei suoi stessi errori.  di Pietro Pruneddu

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