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I ventuno disastri sportivi che inchiodano il tecnico boemo

Dal Foggia dei miracoli al Pescara, Zdenek è un maestro (soprattutto nelle rimonte subite)
di Andrea Tempestini mercoledì 31 ottobre 2012

Zdenek Zeman

3' di lettura

di Matteo Spaziante «Vedrete, la Roma di Zeman farà divertire i tifosi», dicevano in molti quest’estate, alla notizia del ritorno del boemo sulla panchina giallorossa. Peccato solo che i tifosi a divertirsi non sono quelli della Roma, ma più spesso quelli avversari. Come successo domenica ai pochi friulani presenti all’Olimpico, che si sono goduti una rimonta spettacolare della loro Udinese.  «La gara è stata decisa dall’arbitro», ha detto Zeman nel post-partita. In realtà la rimonta è nel sangue del tecnico boemo e delle sue squadre, come già ampiamente dimostrato in questa stagione. Prima della sconfitta dell’Udinese, infatti, la Roma era già stata rimontata dal Bologna, con le stesse modalità: giallorossi avanti 2-0, poi un blackout e il 2-3 dei felsinei. Non si può quindi parlare solo di cali di attenzione dei giocatori o di una condizione scadente della Roma, perché appunto le rimonte sono parte integrante del gioco di Zeman.  Perché anche l’anno scorso, quando il boemo era alla guida del Pescara, il discorso era simile visto che gli abruzzesi (che nonostante tutto poi hanno vinto il campionato) spesso sono andati in vantaggio, per poi uscire sconfitti in rimonta. Per l’esattezza, cinque partite, contro Modena (finita poi 3-2), Livorno (3-1), Grosseto (2-1), Bari (2-1) e Varese (2-1),  in cui il Pescara ha sempre sbloccato il risultato, senza però portare a casa alcun punto.  Anche col Foggia, in entrambi periodi in cui Zeman ha guidato i rossoneri, non sono mancate le rimonte. Storica è diventata quella contro il Milan, nel maggio 1992, celebrata anche dalla Fifa: pugliesi avanti 2-1 all’intervallo, sommersi poi nella ripresa da ben 7 gol. Nel secondo periodo a Foggia di Zeman, da sottolineare anche Benevento-Foggia in Lega Pro nel 2011, con i pugliesi rimontati dai giallorossi nonostante la superiorità numerica.  Sempre in Puglia, Zeman ha guidato anche il Lecce, esportando la sua capacità di farsi recuperare. Anche qui, sei rimonte subite in un solo campionato, la peggiore contro la Fiorentina, con i leccesi in vantaggio di due reti. Come di due gol un’altra squadra di Zeman, in questo caso la Lazio, si è fatta rimontare dalla Juventus nel marzo 1996, con la sfida poi conclusasi sul 4-2 per i bianconeri.  Insomma, gli esempi sono molti: la colpa forse non è solo della squadra, ma anche delle idee del tecnico. «Non alleno le squadre a gestire il risultato», le parole di Zeman sempre nel post-Udinese. Ed è una pecca, perché una grande squadra non è quella che attacca sempre, ma quella che vince.  I problemi per la Roma inoltre non finiscono con la sconfitta dell’Udinese. Innanzitutto perché ora la zona Champions dista ben 7 punti, inoltre perché restano due grossi punti interrogativi sui giallorossi, che rispondono ai nomi di Mattia Destro e Daniele de Rossi.  Il primo continua ad essere un mistero (contro l’Udinese in campo per soli 7 minuti), “Capitan Futuro” invece resta un problema: lui vorrebbe giocare davanti alla difesa, Zeman non ne vuole sapere, e continua a preferire altri giocatori in quel ruolo. Tant’è che domani, con Tachtsidis (che per ora non sta dimostrando di valere il giallorosso) squalificato, il boemo pensa a schierare Bradley da regista.  Uno strappo tra i due che sembra difficilmente recuperabile, con le conseguenti recriminazioni degli azionisti della Roma. Uno di questi, Angeletti, durante l’assemblea di ieri, ha infatti dichiarato che «è stato un suicidio non aver ceduto De Rossi a certe richieste». La situazione in casa giallorossa diventa sempre più complicata, e il futuro non sembra più roseo, visto anche il rosso in bilancio di oltre 50 milioni di euro. Tocca a Zeman risollevare le sorti giallorosse: sperando che l’unica rimonta di cui si parli da qui in poi sia quella della Roma in classifica.

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