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I 60 anni della Simeoni: "Insegno ai ragazzi a volare alto"

Sara: "Emarginata dai potenti, come Roby Baggio. Ora spiego il vero sport all’Università"
di Eliana Giusto domenica 21 aprile 2013

Sara Simeoni

3' di lettura

  di Vanni Zagnoli Sara Simeoni compie 60 anni, è la sportiva mito dell’Italia, con la sua figura longilinea e il sorriso timido, esultava con le lunghissime braccia al cielo. Piangeva dopo ogni trionfo, anche quando fu portabandiera a Los Angeles ’84, prima di lei era stata alfiera azzurra solo la ginnasta Miranda Ciccognani, nel 1952. Il suo 2,01 nel salto in alto fu record del mondo, come primato nazionale ha resistito sino al 2007. Sara, non avesse sfondato nell’atletica? «Da bambina volevo fare la ballerina, negli anni ’60 c’era solo danza classica, mi scartarono perchè ero troppo alta. Lasciai a 13 anni, l’insegnante di educazione fisica propose di iscrivermi alla Aldo Fedeli, a Verona, presto passai alla Scala Azzurra, con i nostri genitori inizialmente sponsor. Walter Dragagnolo fu il mio primo tecnico».  Diventò uno e 77, con il 41 di piede. Dal 1972 era allenata da Erminio Azzaro, sposato nell’88 e oggi 65enne. «Erminio sfiorò la qualificazione alle Olimpiadi di Monaco. Aveva iniziato a seguirmi da un mese e vivemmo assieme l’attentato di “settembre nero”. Al risveglio volevamo andare a una partita di basket, scendemmo per raggiungere il pullman degli atleti, c’erano militari e camionette in assetto da guerra. Capimmo dalla tv che erano stati uccisi undici atleti israeliani». Autografò il record nell’agosto ’78, a 25 anni, al campo scuola di Brescia, nella sfida tra Italia e Polonia. «C’erano poche migliaia di spettatori, i giornalisti erano tutti a Venezia a seguire il confronto fra le nazionali maschili». Alle Olimpiadi fu argento a Montreal 1976 e a Los Angeles ’84, oro a Mosca ’80 nonostante il panico nei salti di prova. «All’entrata nello stadio olimpico, per la finale. Per mezz’ora ero terrorizzata, non capivo più niente, respirai profondamente, attaccandomi a tutto. Mi ripresi e dimostrai di essere la migliore». Lasciò nell’86, per dedicarsi ai giovani. «Lavorai a un bel progetto contro l’abbandono dello sport, ricorrente nel passaggio dalla scuola media alle superiori: a quell’età, se l’ambiente non gratifica il ragazzo, magari cambia disciplina. Coinvolgevo scuole, società, allenatori e famiglie». Era il club Italia, partiva a livello regionale e i migliori 100 approdavano all’azzurro. «Il podista Stefano Baldini e il martellista Nicola Vizzoni furono gli ultimi campioni a beneficiare del progetto. L’esperienza si è chiusa nel 2004, insegnò qualcosa ad altre federazioni, non alla Fidal...». Perché l’hanno emarginata? «Cercavo di dare, sono sempre stata disponibile, ma anche nello sport c’è una casta e io non vi rientravo». Allora puntò sulle scuole. «Facevo promozione dalla Sicilia all’Alto Adige, progettando attività anche con i bambini delle elementari, promuovevo nelle piazze l’importanza dell’attività motoria, dopo un po’ sono stata abbandonata». Prima di passare alla Iaaf, l’aveva coinvolta Primo Nebiolo, scomparso nel ’99, mentre dall’89 al 2004 il presidente federale era Gianni Gola. «Racconterò nomi e fatti in un libro che da un po’ sono tentata di scrivere. Nella mia attività di proselitismo ogni giorno trovavo tantissimi ostacoli. Anche Roberto Baggio ha avuto problemi, come presidente del settore tecnico della Figc, mi piacerebbe confrontare le nostre esperienze». Lo stesso destino di Pietro Mennea, scomparso il mese scorso? «Ci si vedeva raramente. Anche lui era fuori, non so se i motivi fossero gli stessi». Ignazio La Russa l’ha proposta alla presidenza della Repubblica? «Lo ringrazio per avermi pensato, ma non sono portata, per la politica. Mi volevano coinvolgere fin da quando gareggiavo, dal centro, Arnaldo Forlani, poi da sinistra e pure da destra, Berlusconi. Resto una di campo, più che da poltrona». È in pensione? «Doveva toccarmi quest’anno, me l’hanno spostata al 2018 e neanche sono sicura. Intanto insegno scienze motorie all’università di Chieti».  Suo figlio Roberto ha 22 anni, perchè si è fermato a 2 metri e 15? «Due anni fa aveva smesso, ha ripreso a febbraio su invito di una società di Benevento».  

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