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Walter Sabatini, "il laziale" che ha costruito una Roma da scudetto

di Andrea Tempestini domenica 20 luglio 2014

2' di lettura

Qualche tifoso romanista lo chiamava semplicemente «il laziale». Nient’altro, nemmeno il nome: non lo meritava secondo gli integralisti giallorossi, solo quell’epiteto poteva calzargli. Walter Sabatini se lo sentì dire in faccia, quel «laziale», quando, pochi giorni dopo l’esonero di Zeman, alcuni tifosi glielo rinfacciarono a muso duro: «A Trigoria vogliamo solo romanisti». Allora capì che c’era un solo modo per scrostarsi di dosso l’odio dei tifosi, che per anni gli hanno addossato le colpe dei fallimenti giallorossi: costruire una squadra da scudetto. Oggi nessuno chiama più Sabatini «il laziale», per via di un passato nella società biancoceleste. Nessuno ne avrebbe più il coraggio, passerebbe lui per laziale e pure per rosicone. L’anno scorso il ds romanista ha plasmato il miracolo, ora deve portarlo a compimento, rafforzando la squadra reduce dal secondo posto dell’ultimo campionato. E con la Juve che ha perso Conte, il mercato del Napoli in fase stagnante e le milanesi che lontane dai fasti, lo scudetto non è più una fantasia da ombrellone. Che la Roma voglia fare le cose in grande è testimoniato dall’affare Iturbe, che con i suoi 22 milioni più bonus è il più costoso del corso americano, il quarto nella storia della società dopo Batistuta, Cassano e Montella. Con lo sfizio di strapparlo alla concorrente più temuta e odiata, la Juventus, nelle ore in cui Conte dava l’addio: questa è arte della perfidia. Ieri l’argentino è arrivato per il primo allenamento a Trigoria, mentre oggi verrà presentato. Ad attenderlo c’erano centinaia di tifosi, una processione festosa e colorata per portare in trionfo il nuovo arrivo e chi ce l’ha portato: il laziale. Non ha paura delle scommesse, Sabatini, di rischiare grossi investimenti per giocatori in rampa di lancio. Prima di Iturbe, erano arrivati i vari Ucan, Sanabria, Nainggolan, Strootman, Destro, e prima ancora Pjanic, Lamela, Marquinhos. Giocatori per i quali la Roma aveva fatto sforzi economici importanti, con una precisa strategia: acquistare under 25 per valorizzarli ed eventualmente rivenderli per fare plusvalenze. Marquinhos, comprato a 7 milioni, è stato rivenduto a 30, stessa cifra incassata per Lamela, che all’epoca fu pagato circa la metà. Perché il mercato non è uno scherzo, e il bilancio va salvaguardato: anche se lo scorso anno la Roma ha chiuso con una perdita di 37 milioni, è riuscita a migliorare i suoi conti dopo il -55 milioni registrato dodici mesi prima. Senza dimenticare la sapiente ricerca dei veterani, come Cole e Keita di quest’anno o De Sanctis e Maicon del passato: giocatori presi a parametro zero o poco più, eppure indispensabili per costruire una squadra competitiva e smaliziata. Il prossimo obiettivo potrebbe essere Samuel Eto’o, svincolato dal Chelsea. Sarebbe l’animale giusto per tentare di fare strada in Champions, anche se al momento la trattativa è ferma per via delle richieste del camerunense (biennale da 4 milioni annui). Sabatini pensa sempre a Shaqiri, nonostante le resistenze del Bayern, reduce da un bel Mondiale con la Svizzera: l’uomo giusto per sostituire Ljajic, ormai sul piede di partenza. di Francesco Paolo Giordano

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