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Tavecchio-Albertini: la resa dei conti

di Lucia Esposito domenica 10 agosto 2014

3' di lettura

Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini alla resa dei conti dopo due settimane ad altissima tensione. L’assemblea della Figc si riunisce domani all’Hilton Airport di Fiumicino per eleggere il nuovo presidente, chiamato a succedere al dimissionario Giancarlo Abete. Alle urne sono attesi 278 delegati: 20 della Serie A, 21 della B, 60 della Lega Pro, 90 della Lega Dilettanti, 52 degli atleti, 26 dei tecnici e 9 degli arbitri. Toccherà a loro emettere il verdetto in un’estate infuocata. La debacle mondiale ha innescato un terremoto federale che non si è esaurito con l’addio di Abete e con quello dell’ormai ex ct Cesare Prandelli. La corsa alla presidenza, apparentemente senza storia fino al 25 luglio, è diventata all’improvviso un braccio di ferro che è andato oltre i confini del calcio, coinvolgendo i vertici dello sport italiano e attirando l’attenzione della politica. La miccia, come è noto, è stata la gaffe compiuta da Tavecchio nell’assemblea della sua Lega Dilettanti: il riferimento ai calciatori extracomunitari scarsi e al celeberrimo "Optì Pobà mangiabanane" ha finito per griffare la giornata che doveva segnare l’inizio di una passeggiata verso il voto e ha dato il via alla battaglia.  La mappa Lo scivolone ha dato fiato a chi, come Juventus e Roma, ha sempre considerato inadeguata la candidatura del numero 1 della LND. Fifa e Uefa, che sbandierano il proprio impegno contro razzismo e discriminazioni, hanno acceso i riflettori sulla vicenda. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha agito secondo le proprie prerogative, incontrando i due candidati in un’interminabile giornata che non ha prodotto il passo indietro dei due contendenti. A fare da cornice, il pressing della politica, con diversi esponenti del PD a bocciare senza appello la candidatura del favorito. Il premier Matteo Renzi si è limitato ad una battuta: "Se io dicessi una parola come presidente del Consiglio, l’Italia sarebbe squalificata dalle competizioni europee". Tavecchio, pur perdendo qualche pezzo del puzzle gestito con la regia di Claudio Lotito, ha conservato il sostegno della LND, della Lega Pro e della Serie B. Le 3 componenti in ambito elettorale pesano rispettivamente per il 34%, il 17% e il 5%. In sostanza, a meno di clamorosi smottamenti la vittoria è assicurata.  La riforma del pallone -   Le fibrillazioni hanno attraversato soprattutto la Serie A (12% nella torta), spaccata quasi a metà. A bianconeri e giallorossi, mai convinti dal numero 1 della LND, si sono formalmente  uniti altri 7 club: con un documento, hanno chiesto ai due candidati un passo indietro per favorire l’avvento di un commissario a cui affidare l’incarico di guidare le riforme del pallone. Il blitz non ha ufficialmente prodotto i risultati sperati.Magari, il fronte "No Tav" si allargherà al momento del voto. Non basterà, però, per rimettere in pista Albertini. L’ex milanista è il candidato di calciatori (20%) e allenatori (10%), probabilmente otterrà voti dagli arbitri (2%). La sua base, alla fine, rimane invariata: chi molla Tavecchio sembra intenzionato a scegliere la scheda bianca e non l’altro candidato. In assenza di clamorosi ribaltoni, la Figc eleggerà un presidente che proverà ad attuare il suo programma articolato in 11 punti e che sarà chiamato subito a sciogliere un nodo: bisogna nominare il nuovo commissario tecnico della Nazionale, che a settembre comincia l’avventura nelle qualificazioni a Euro 2016.  

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