Il Milan ha esonerato Clarence Seedorf e affidato ufficialmente la squadra a Filippo Inzaghi, con un contratto biennale valido fino al 30 giugno 2016. Lo ha comunicato lo stesso club di via Aldo Rossi, congedando il tecnico olandese, ex bandiera rossonera in campo, tornato lo scorso gennaio dal Brasile per sostituire Massimiliano Allegri. Particolarmente pesante il suo contratto: due anni e mezzo a 3 milioni di euro netti a stagione. Secondo gli accordi iniziale, ora il Milan dovrà pagare al suo ex tecnico una clausola da 10 milioni di euro lordi. Per settimane Adriano Galliani ha cercato un accordo amichevole con l'olandese, che però per rinunciare alla buonuscita pretendeva una telefonata con il presidente Silvio Berlusconi. Telefonata mai arrivata, per la delusione di Seedorf che così entra nella ristrettissima cerchia degli allenatori cacciati nell'era berlusconiana. Solo Fatih Terim (2001) e Oscar Washington Tabarez (1996) sono durati meno di lui. Cinque mesi deludenti - L'avventura di Seedorf in panchina, però, nonostante gli entusiasmi iniziali è stata deludente nei risultati e nella gestione del gruppo. In cinque mesi scarsi alla guida del Diavolo, l'ambizioso centrocampista ha rimediato un'eliminazione in Champions League (0-1 e 1-4 contro i futuri vicecampioni dell'Atletico Madrid), un'altra in Coppa Italia contro l'Udinese (1-2 a San Siro) e un cammino in campionato con molte ombre e poche luci. Partito lontanissimo dalla zona Europa League, la rimonta di Seedorf è inciampata in sconfitte contro le squadre di vertice (a Napoli, a Roma e in casa contro la Juventus) e in un bruttissimo 2-4 interno contro il Parma risultato poi decisivo proprio come l'1-2 di Bergamo contro l'Atalanta, alla penultima giornata. Ma soprattutto a pesare è stato il rapporto, conflittuale, con il gruppo degli italiani e alcune scelte tattiche (per esempio, l'aver insistito su un 4-2-3-1 poco congeniale alla rosa a disposizione) poco gradite alla società.