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Multe e rose ridotte per Roma e Inter: ma è una stangatina

di Lucia Esposito domenica 10 maggio 2015

2' di lettura

Stangatina doveva essere e stangatina è stata: dopo tanta attesa sono state confermate le sanzioni per Inter e Roma in ambito fair play finanziario. I mesi di trattativa con l’Uefa si sono risolti con due patteggiamenti che tutto sommato accontentano le società italiane. Chi si presentava nella posizione peggiore erano i nerazzurri. Per il club non sarà propriamente una passeggiata, ma poteva andare molto peggio. Andando in ordine, la sanzione prevede innanzitutto una multa da 6 milioni da pagare in tre rate (di cui una da 2 milioni subito e il resto quando l’Inter tornerà in Europa), più altri 7 milioni (sempre in tre parti) se nel 2016 non avrà un rosso di bilancio inferiore ai 30 milioni e altri 7 milioni nel 2017 se nel 2017 non raggiungerà il pareggio (comunque promesso dal club per il 2019). La società di Thohir sarà obbligata inoltre a rispettare un tetto salariale (al quale oggi è ampiamente sotto) e una lista Uefa ridotta a 21 elementi. Limitazioni previste anche sul mercato, ma solo quando l’Inter tornerà in Europa: in sostanza, per aggiungere elementi nella lista Uefa non potrà spendere più di quanto incasserà, pena a cui non dovrà sottostare la prossima estate a meno che non centri il sesto posto. Una sanzione che non preoccupa troopo l’ad Bolingbroke: «Siamo sicuri che il nostro business plan porterà il club ad essere sempre più competitivo, sul campo e fuori dal campo, ovviamente nel rispetto delle condizioni fissate nell'accordo che abbiamo trovato». Pure in casa Roma, stasera impegnata contro il Milan nell’anticipo, la situazione non pare complessa. La multa per i giallorossi è di 2 milioni, con altri 4 pagabili solo se non riuscisse a stare sotto i 30 milioni di rosso nel 2016 e nel 2017 (che dovrà essere in pareggio per il 2018; inoltre limitazione della rosa a 22 elementi e limitazioni al mercato). E Pallotta punta l’indice contro chi lo ha preceduto: «L’accordo con l’Uefa si è reso necessario a causa di una storica deviazione dal requisito del pareggio di bilancio, derivante da perdite economiche accumulate in passato nonché da una difficile situazione finanziaria del club antecedente all’acquisizione da parte dell’attuale proprietà». Matteo Spaziante

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