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Addio Aldo Biscardi, l'ultima intervista per Libero: "Il Var è la mia vittoria"

di Eliana Giusto domenica 8 ottobre 2017

2' di lettura

Shh, non ditelo troppo forte, ma senza accorgersene la settimana post prima giornata di serie A è filata via senza polemiche arbitrali. Forse perché in molti - compresi gli agitatori delle tv - sono ancora in vacanza? O forse perché il Var ha davvero messo d' accordo tutti? Non è infallibile, ma almeno è credibile e perfino migliorabile. Aldo Biscardi, finalmente è arrivata questa benedetta moviola in campo. È la sua vittoria? «In parte sì. Ma è anche la vittoria della trasparenza, perché finalmente si potrá fare luce sugli episodi più controversi. Da anni mi batto per la moviola in campo e finalmente il calcio ha capito verso quale direzione bisognava andare». Abbiamo visto che le discussioni non finiranno: i bar sport televisivi non andranno in pensione. «La polemica è il sale del calcio. Analizzare gli episodi di una partita è un diritto per ogni tifoso ed è un attestato di democrazia. E poi, il calcio vive di chiacchiere. Non si puó rinunciare al bar sport, sarebbe come cancellare una fetta della nostra storia, una parte di noi». I sostenitori della tecnologia hanno sempre accusato i grandi club di non voler la moviola in campo perché avrebbe tolto loro il favore della sudditanza psicologica sugli arbitri: invece con il Var le big hanno tutte vinto largamente. Dov' è la verità? «Il Var non favorisce alcuno, porta alla luce la verità. Da sempre le partite si vincono segnando un gol più dell' avversario. Il Var è uno strumento che permetterá di capire certe dinamiche». Ci risulta anche che il suo "Processo" stia per tornare, lo conferma? «Il "Processo" è un marchio di fabbrica che non morirá mai, è una trasmissione che fa parte della storia della tv, che ha rivoluzionato il modo di parlare di calcio davanti alle telecamere. Ció che importa è che il "Processo di Biscardi" ci sia e che continui a incarnare l' originalità e i valori che ho sempre voluto trasmettere, senza dimenticare i tanti volti che sono venuti fuori dalla mia trasmissione e che poi hanno avuto una carriera brillantissima. Il "Processo" è senza tempo, ha attraversato almeno tre generazioni calcistiche. Ma è anche una realtà proiettata verso il futuro, perché moderna e sempre attuale. Ricordo sempre la persona che ho incontrato e mi ha detto di aver seguito la trasmissione da figlio, padre e nonno». Insomma, come insegna il "Processo", basta poco perché il Var promuova un minino di giustizia calcistica. Eppure Aldo Grasso ha definito la moviola di un tempo «la frustrazione massima del dopo-partita». Un giudizio feroce? «Grasso è un grande critico. La sua visione delle cose difficilmente si discosta dalla realtà. Con lui mi sono sempre confrontato serenamente anche senza condividere le sue opinioni, così come lui spesso non ha condiviso le mie. Resta tuttavia un' ottima persona e un grande giornalista del quale ho grande stima». di Tommaso Lorenzini 

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