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Mondiali, perché vale la pena tifare il Perù: "Sono scarsi, brutti e cattivi"

di Gino Coala domenica 17 giugno 2018

1' di lettura

Un italiano dovrebbe tifare Perù, ai Mondiali, perché se l' ultima emozione provata per l' Italia risale alla nazionale di Conte, che entusiasmò ad Euro 2016 nonostante fosse scarsa, brutta e cattiva, il Perù è quanto di più simile ad essa. La nazionale del ct Gareca approda al Mondiale, a 36 anni dall' ultima volta, dopo un' odissea: prima le proteste del Cile per il presunto "biscotto" tra i peruviani e la Colombia per il playoff, vinto dai primi con la Nuova Zelanda; poi la partecipazione a rischio per un impiccio tra governo e federazione. E infine la squalifica per doping (cocaina) inflitta a Guerrero, 34enne capitano e storico capocannoniere. Quando la squalifica (un anno) sembrava irreversibile, i capitani di Francia, Danimarca e Australia, le altre del girone, hanno chiesto clemenza alla Fifa mentre i peruviani hanno riempito l' Estadio Nacional, stimolando la pietà della Corte Suprema che ha infine sospeso la squalifica, aprendo le porte del Mondiale a Guerrero. Il sentimento che avvolge il Perù assomiglia a quello che ha fortificato l' Italia in situazioni critiche, come ai Mondiali 2006 e, appunto, Euro 2016. E il gioco della squadra di Gareca pare quello dell' ItalConte: pressione e feroci attacchi verticali. Può essere la sorpresa del Mondiale: salite, il carro del Perù è ancora vuoto. di Claudio Savelli

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