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Italia-Argentina, ci ridicolizzano: in campo senza Mauro Icardi e Paulo Dybala

di Andrea Tempestini domenica 25 marzo 2018

3' di lettura

Va bene che l’erba del vicino è tradizionalmente più verde, ma quella del campo dove sgamba l’Argentina - per noi ex giganti, depositari del Calcio - è ormai sgargiante, abbagliante, un verde tipo evidenziatore. Ovviamente perché tutto è relativo, e il tempo è quello di un gap di talenti tra l’Italia e i suoi prestigiosi avversari di stasera che non ha precedenti nel lungo e dorato slalom parallelo delle due Nazionali. A definirlo non sono tanto i presenti di Manchester, quanto gli assenti: perché mentre noi siamo alle prese con la micragna e cominciamo un “nuovo” ciclo ripresentando praticamente i reprobi della cacciata dal Mondiale, il signor Jorge Sampaoli, nocchiero della Albiceleste, si permette il lusso di escludere Mauro Icardi e Paulo Dybala non solo dall’undici, ma proprio dalla lista dei convocati. Due su cui l’Italia - e ci mancherebbe altro - avrebbe invece alberato tutto, la squadra, la comunicazione, gli spot, i titoli di giornale e la spocchia di considerarsi ancora e sempre seduta al tavolo delle big. Siamo a questo punto di abbondanza, dall’altra parte dell’oceano? Leggi anche: Caos-Italia, Gentile massacra Di Biagio In luogo dei due grandi esclusi ci sono due del calibro di Leo Messi - ancora il numero uno assoluto - e Gonzalo Higuain, e che pronto a dare una mano c’è il Kun Aguero, altro fuori categoria che sta vivendo la sua migliore stagione di sempre. C’è persino Lautaro Martinez, il nuovo che avanza già comprato dall’Inter per diventare il nuovo Icardi: aggettivo davvero paradossale nella settimana in cui il “vecchio” - dopo le quattro perle infilate alla Samp - è diventato il giocatore più giovane della Serie A degli ultimi 55 anni ad avere toccato il tetto delle 100 marcature nel massimo campionato: più precoci di lui solo Meazza, Piola, Boniperti, Borel, Altafini, tutti eroi del protocalcio e tutti portatori di un verbo (con l’eccezione di Meazza e Boniperti), quello del centravanti puro che non deve “partecipare alla manovra”, ma schiaffare dentro tutte le palle che può, cosa che al capitano dell’Inter riesce alla grandissima. Icardi il puntero doc che non entusiasma gli scienziati della panchina, tra cui ci sarebbe anche Sampaoli: si usa il condizionale visto che le malelingue parlano di un Messi non estraneo alle scelte del cittì di turno. Chissà se vale anche per Dybala, che senza portare in dote i numeri straordinari del collega nerazzurro, è pur sempre la pietra preziosa di una Juve e padrona del football peninsulare. La “Joya” che avrebbe pure un alleato potente quale Higuain, amico personale e partner d’attacco perfetto, ma che incoccia in un Sampaoli che pubblicamente lo definisce «non adatto all’idea di calcio della squadra. Pensavamo fosse un top, invece no». Chi ha il pane non ha i denti, ragazzi. E ci mette pure la ciliegina, Sampaoli, dichiarando invece il suo amore incondizionato per l’unico grande (?) escluso dallo spelacchiato campo azzurro, Balotelli: «È un grande giocatore, mi piacerebbe averlo, ha amore e passione». Capito? Supermario sì, Icardi e Dybala no. E allora i casi sono due: o ci sta trollando, o abbiamo il sospetto che la talentuosissima Argentina non la porterà a casa manco questa volta. Peccato non si possa risolvere il problema con un bello scambio da calciomercato o attivando la macchina del tempo: Icardi e Dybala, entrambi con passaporto italiano, hanno rifiutato da giovanissimi la convocazione nelle Under azzurre «sentendosi argentini». Chissà se cambierebbero idea, oggi. Le nostre braccia aperte sono qui, e buonanotte all’onor di patria pedatoria. di Andrea Saronni

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