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Mondiale, Fabrizio Biasin: "Grazie azzurre. Ma ora il professionismo è indispensabile"

di Cristina Agostini domenica 30 giugno 2019

2' di lettura

È finito il Mondiale dell'Italia, un gran bel Mondiale, tra l'altro. Alla vigilia tutti i grandi esperti di calcio femminile (molto pochi, va detto) erano certi: «Superare il girone sarà già molto». Le ragazze ci sono riuscite e, anzi, hanno fatto di più: due involtini primavera alla Cina e qualificazione ai quarti. Contro l'Olanda è andata come doveva andare: il movimento orange non è minimamente paragonabile al nostro e non lo sarà per molto tempo. E veniamo al punto: ci siamo divertiti con le azzurre? Sì. Abbiamo detto a più riprese «dobbiamo sostenere le ragazze?» Altroché. Ci siamo riempiti la bocca con aggettivi e iperboli? Eccome. E allora, per cortesia, evitiamo «l'effetto Moro di Venezia» (ve la ricordate la America's Cup? Tutti svegli a guardare la vela, tutti esperti e pure un filo rincoglioniti, perché questi regatavano alle 4 del mattino, orario italiano). Ebbene, «l'effetto Moro di Venezia» è quell'innato istinto che spinge gli italiani ad appassionarsi tantissimo a una disciplina sportiva, ma solo per un breve periodo; terminato l'evento e spenti i riflettori, tutti tornano allegramente a fottersene. Il rischio che questa cosa capiti anche al calcio femminile è molto elevato: non è cattiveria e neppure pessimismo, è che siamo fatti così. Per ovviare all'«effetto Moro di Venezia» serve molto coraggio: quello che ha avuto Sky in tempi non sospetti (hanno investito nel movimento per primi), quello che deve avere il Coni dopo l'invito - tra gli altri - del ct Bertolini: «Bisogna puntare al professionismo». Già, è necessario. Il professionismo è essenziale per trasformare il sogno d'una notte di mezza estate in qualcosa di concreto. Certo, porterà alcuni fastidiosi effetti collaterali (ragazze che inizieranno a guadagnare dei soldi e magari se la tireranno tantissimo come i loro colleghi maschi), ma permetterà alle stesse ragazze di non essere «protagoniste occasionali». La sensazione è che attorno al calcio femminile ci sia possibilità di fare business e, quindi, conseguente interesse da parte del «Palazzo». Siamo troppo venali e poco romantici? No, siamo realisti. E ora un bel finale retorico di quelli che vanno fatti, altrimenti ti danno dell' insensibile: «Grazie azzurre! Grazie lo stesso! Ci avete fatto divertire! Evviva!». Ps. Quanti di voi guarderanno semifinali e finale del Mondiale ora che l'Italia non c'è più? Ecco, appunto. di Fabrizio Biasin

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