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Luciano Moggi, il marcio nascosto di Calciopoli: quelle intercettazioni "sfuggite" ad Auricchio

di Giulio Bucchi domenica 6 gennaio 2019

3' di lettura

Nonostante siano in tanti a dire di non parlare più di Calciopoli, spunta sempre qualcuno che vuol tornare sul tema e magari farebbe bene a tacere. È il caso dell' ex maggiore dei carabinieri Attilio Auricchio, che dirigeva la caserma di via Inselci a Roma, da cui partì l' inchiesta di Calciopoli. L' accusa: le frequentazioni con il designatore che, secondo lui, avrebbero portato ad un condizionamento del campionato (frequentazioni ammesse per statuto dalla Figc purché non ci fossero di mezzo interessi propri con lesione degli interessi altrui). La Giustizia ordinaria è in contrasto evidente a questa norma, poiché gli investigatori, con a capo Auriccchio, avevano già stabilito a priori l' esistenza di un condizionamento del campionato da parte di Moggi, prendendo per oro colato le dichiarazioni di Baldini, allora ds della Roma. E per poter arrivare a tanto furono escluse dall' impianto accusatorio tutte le altre società, eccezione fatta per la Juve, appunto per dimostrare che solo chi vi scrive parlava con i designatori. Da qui il «reato a consumazione anticipata» allo scopo di punire dei comportamenti che nei fatti non rappresentavano nulla di illecito. Purtroppo ad Auricchio sono "sfuggite" alcune intercettazioni interessanti che ci raccontano invece chi, effettivamente, aveva il potere di condizionare il nostro torneo. Sentite cosa dice Galliani, allora presidente della Lega e anche vice presidente esecutivo del Milan, dopo la morte di Papa Wojtyla, in relazione alla partita sospesa in memoria del Pontefice e circa la data per poterla recuperare: «Moggi e Capello volevano giocare due giorni dopo la morte di Sua Santità, ma siccome, in qualità di Presidente della Lega, devo decidere io ho rimandato la gara con il Siena di una settimana... così potremo recuperare Kakà infortunato». Lo diceva a Meani, dirigente addetto agli arbitri del Milan e a Costacurta. E mentre il Presidente della Lega curava gli interessi del suo Milan, il presidente federale Carraro aveva a cuore sia il titolo di campione d' Italia che le retrocessioni. Ecco osa dice al designatore Bergamo il 26 settembre 2004 subito dopo il sorteggio: «...chi è stato sorteggiato per Inter-Juve ?». Alla risposta «Rodomonti», Carraro replica: «telefonagli e digli che non faccia favori alla Juve, magari a quelli che stanno dietro in classifica» (l' Inter n.d.r.). La cosa si poteva anche ipotizzare come un gesto di carineria nei confronti di Moratti, se non avesse leso gli interessi della Juve e favorito indirettamente quelli del Milan (di cui lui era stato anche presidente) in lotta con la Juve per il primo posto. Non fu infatti espulso il portiere nerazzurro Toldo e Rodomonti poi confessò all' altro designatore Pairetto (evidentemente ignaro della tresca) di aver sbagliato. A proposito poi delle retrocessioni, interessante la telefonata tra Bergamo e un Carraro arrabbiato con il designatore perché preoccupato delle sorti della Lazio, in piena lotta retrocessione: «Ti avevo detto di dare una mano alla Lazio... evidentemente a te non danno retta (chi, gli arbitri? n.d.r.) e la prossima volta ci penso io direttamente. Comunque domenica la Lazio va a Milano e non possiamo far niente, dopo però va aiutata». «E non può retrocedere neppure la Fiorentina perché sarebbe un danno per il campionato». Tutte queste intercettazioni sono "sfuggite" evidentemente ad Auricchio il quale, anziché parlare del numero dei campionati vinti dalla Juve, potrebbe dire come si poteva condizionare il campionato avendo contro Figc, Lega, e designatore, considerando poi che gli arbitri vennero tutti assolti per non aver commesso il fatto, meno uno (De Santis) che nulla aveva a che vedere con la Juve. Anzi le dava contro. di Luciano Moggi

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