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Lance Armstrong, l'Uci lo radia e gli leva i 7 Tour de France

Il presidente della Federciclismo mondiale: "Non faremo ricorso contro la radiazione per doping, è un segnale per tutto lo sport". Sui sospetti: "Non lo abbiamo mai coperto"

Giulio Bucchi
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L'Unione ciclistica internazionale e il Tour de France cancellano Lance Armstrong: per l'ex campione americano arriva la radiazione e la cancellazione dei sette titoli alla Grand Boucle vinti consecutivamente tra 1998 e 2005, un record. "Armstrong verrà privato dei 7 titoli. L'Uci non presenterà ricorso al Tribunale d'arbitrato sportivo contro la decisione dell'agenzia antidoping statunitense", ha detto Pat McQuaid, presidente della Federciclismo mondiale, ufficializzando la decisione dell'organismo. Armstrong è stato già radiato dall'agenzia antidoping statunitense (Usada) per il ricorso sistematico a sostanze illecite. Si tratta dell'ennesima mazzata per il 41enne travolto dalla bufera doping (un'ombra che lo ha sempre accompagnato, anche quand'era ancora in attività), costretto a lasciare la presidenza della fondazione Livestrong e abbandonato dagli sponsor storici. "E' un giorno decisivo per il ciclismo in un momento molto difficile. Il mio messaggio allo sport, agli atleti, agli sponsor e agli appassionati è che il ciclismo ha un futuro. Non ci troviamo per la prima volta ad un crocevia importante, abbiamo già affrontato momenti complicati", ha spigato ancora McQuaid.  Pesanti prove - Ad inchiodare Armstrong ci sono le 1.000 pagine del dossier Usada, che si basa anche su 26 testimonianze dirette. "Questa attività illegale si è sviluppata tra il 1998 e il 2005. L'Uci è sempre stata in prima linea nella lotta al doping e ora ha a disposizione strumenti diversi rispetto a quelli che si potevano utilizzare in quel periodo. Detto questo, noi possiamo inviare i campioni ai laboratori: non abbiamo a disposizione altri tipi di controllo", si è difeso McQuaid, che non ha nessuna intenzione di rimettere il proprio mandato nonostante le pressioni di chi accusa il massimo organo del ciclismo mondiale di aver chiuso un occhio in passato di fronte al più celebre testimonial delle due ruote. "Molti test, in quel periodo, venivano eseguiti a margine delle competizioni e non in altre sedi. La situazione adesso è cambiata e noi dobbiamo adeguarci alle novità. Se nel 1998 avessimo avuto gli strumenti che abbiamo oggi - ha osservato amcpra McQuaid difendendo la gestione del suo predecessore Hein Verbruggen - probabilmente oggi avremo meno doping". McQuaid però non accetta sospetti di copertura a favore del texano di ghiaccio: "Sono accuse infondate, non c'è mai stato un controllo positivo e non c'era niente da coprire". E su quella donazione di 100.000 dollari all'Uci fatta ad Armstrong nel 2002 McQuaid taglia corto: "Il denaro è stato utilizzato per lo sviluppo del ciclismo". Nel frattempo, il Tour sembra orientato a mantenere 7 caselle vuote nell'albo d'oro. Chi dovrebbe ereditare la maglia da Armstrong, infatti, per un motivo o per l'altro è stato accostato al doping. E' il simbolo di uno sport, il ciclismo, perennemente a rischio autodistruzione. 

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