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Austerity al MilanIn via Turati spettrodei licenziamenti

Via non solo le vecchie glorie e le star come Thiago Silvia: a rischio anche 40 posti di lavoro su 180. E' la prima volta dall'arrivo del Cavaliere nel 1985

Matteo Legnani
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All'orizzonte c'è la pronuncia della Cassazione sul lodo Mondadori. Un "mostro" da 560 milioni di euro che grava sulle tasche di casa Berlusconi. Un "buco" che sarebbe facile tappare vendendo quello che resta sempre il fiore all'occhiello della famiglia: il Milan, che ancora l'anno scorso Fortune valutava in 838 milioni di euro. Ma gli acquirenti latitano: gli emiri arabi si sono già comprati il calcio di mezza Europa e paiono al momento satolli. Il più vicino alla società di via Turati, il sovrano di Dubai Al Maktoum, che già versa nelle casse rossonere un milione al mese per vedere il nome della sua compagnia aerea sulle maglie, non pare interessato a ulteriori passi. Anche là si soffre, dopo lo sprofondo finanziario del 2009, che invita anche gli Emirati, se non proprio al rigore, quantomeno alla sobrietà. E così, il Milan vende: allontanati i "ferri vecchi", ora rischiano anche le stelle, Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva. Ma tremano anche i "comuni dipendenti" di via Turati, dove per la prima volta dall'avvento del cavaliere nel 1985 aleggia il fantasma dei licenziamenti: una quarantina, su 180 persone. Molte (secondo il sito dagospia.com) scelte dallo stesso Adriano Galliani. 

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