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È sempre Cartabianca, Corona: "Non chiamatelo Bergoglio ma Orgoglio"

di Roberto Tortora mercoledì 23 aprile 2025

2' di lettura

Parole di elogio nei confronti di Papa Francesco arrivano dall’alpinista e scrittore Mauro Corona, ospite fisso di “È Sempre Cartabianca”, il programma di approfondimento politico e d’attualità di Rete4, condotto da Bianca Berlinguer. Si parla, ovviamente, di tutti i protocolli che si sono attivati per onorare la memoria del Pontefice, scomparso lo scorso 21 Aprile nel giorno di pasquetta, dopo essersi mostrato in pubblico l’ultima volta proprio nel giorno di Pasqua, per salutare i suoi fedeli. Nel farlo, ovviamente, non si può non ricordare che cosa abbia rappresentato lui in vita per tutti quelli che lo hanno vissuto con devozione.

Corona, allora, cita un aneddoto e dice: “L'altra volta, quando stava male, avevo fatto anche vedere una foto assieme a lui, ho avuto il privilegio di starci 10 minuti assieme, gli consegnai un libro, una fiaba di natale. Lo avevo invitato a venire quassù al Vajont a dire una messa e, come le dissi anche l'altra volta (rivolgendosi alla conduttrice, ndr), mi rispose quasi a malincuore e mi disse: "Caro Corona, non dipende da me, qui decidono tutti quelli che mi stanno attorno. Lì capii che lui era impossibilitato, nonostante avesse fatto anche colpi di testa a modo suo, perché era un galantuomo di coraggio e di orgoglio. Non è più Papa Bergoglio, ma Papa Orgoglio, perché le cose sue le ha fatte e contrastato in mille modi i suoi oppositori”.

Corona conferma, in generale, l’apprezzamento che ha avuto nei confronti di Papa Francesco, conosciuto tramite amici vaticanisti: “Ebbi questa fortuna e voglio ricordare i miei amici, che furono vaticanisti, Antonio Vermigli e Raffaele Luise. Tramite le loro conoscenze riuscii a incontrare il Papa. Mi è dispiaciuto molto, pensavo ormai fosse fuori dal pericolo, nonostante era provato e lo si vedeva. Lui lo sapeva bene che siamo tracce sulla neve, orme che scompaiono nella primavera della morte, però dispiace molto. Era un galantuomo, era uno di noi. Mi piaceva, perché non si faceva portare in portantina, andava contro i protocolli così barbosi ed eclatanti. Lui andava con la gente, l'ultima volta l'ho visto col poncho. Un uomo resta uomo anche se gli tocca questo compito immenso di vescovo di Roma. Stava con la terra, con gli uomini della Terra, così come Wojtyla”.

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