Luciana Littizzetto resta muta in studio: l'ultima vergogna

lunedì 31 marzo 2025
Luciana Littizzetto resta muta in studio: l'ultima vergogna
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Non una parola. A Che Tempo Che Fa sembra passata in sordina la rivolta dei militari contro Luciana Littizzetto. Nella puntata in onda domenica 30 marzo sul Nove, la consueta letterina della comica torinese ha avuto al centro l'adozione per i single. Niente risposta alle numerose denunce ricevute dunque. In settimana molti hanno promesso di portare la spalla di Fabio Fazio in Tribunale. Il motivo ormai è noto, una frase sull'esercito italiano: "Non siamo capaci di fare le guerre, facciamo ca***rissimo a combattere. Da Caporetto alla campagna di Russia, sono più le volte che abbiamo perso", aveva spiegato la comica scatenando l'ira dei militari.

Prima il tenente Pasquale Trabucco, che nei giorni scorsi ha fatto sapere di aver sporto querela contro Littizzetto alla procura della Repubblica di Milano. Poi la class action dell’Osservatorio vittime del dovere, presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni. La dichiarazione della comica torinese era già stata ritenuta "offensiva e diffamatoria" dal generale di corpo d’armata, Giorgio Battisti, presidente della Commissione Militare del Comitato Atlantico Italiano. 

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Eppure da Littizzetto non c'è stata nessuna replica. A rispondere, invece, ci ha pensato la Lega. Tramite la voce dell’europarlamentare Susanna Ceccardi, il Carroccio ha voluto esprimere la propria vicinanza ai militari italiani. "Offendere i nostri militari non è satira, è vergognoso. Ancora una volta Luciana Littizzetto dimostra il solito disprezzo radical chic per le nostre forze armate, per quegli uomini e donne che ogni giorno servono l'Italia con onore, sacrificio e dedizione. Dire che facciamo "ca*****mo" non è satira, è un insulto vergognoso a chi ha dato la vita per la nostra sicurezza, a chi ha combattuto per la libertà, a chi si è distinto in missioni di pace e operazioni internazionali", ha tuonato l’esponente leghista in un post nel quale invita la comica a chiedere scusa.