Il Pd è andato a Ventotene. Piazza quasi vuota e maltempo sulla testa dei progressisti. Il tutto dopo l'assurda sceneggiata in settimana in parlamento dopo le parole di Giorgia Meloni. E ad attaccare la premier proprio su Ventotene è stata la segretaria del Pd, Elly Schlein: "«Da tre mesi Meloni non si era più degnata di venire in Parlamento, non ha mai risposto sul caso Paragon per spiare direttori di giornali e attivisti e nemmeno sul torturatore libico Almasri. È venuta ed ha deciso di buttarla in caciara per coprire le divisioni del governo, che aveva tre posizioni diverse. Meloni l’ha buttata in caciara oltraggiando la memoria di giovani mandati al confino dai fascisti", ha tuonato intervenendo a Piazza Pulita su La7. Ma sempre su La7, questa volta a Propaganda Live, è stato svelato un retroscena proprio sulla Schlein.
La segretaria dem, come riferisce Filippo Ceccarelli, nella sua autobiografia uscita in libereria lo scorso anno parla di una campagna elettorare le elezioni europei di qualche anno fa, quando la numero uno del Pd aveva 29 anni. In quella occasione aveva convinto il suo staffa a puntare tutto su una campagna dal nome "Il manifesto di VentOttenne" se non fosse che proprio a poche ore da lancio era previsto il concerto di Cristina D'Avena. La Schlein, come racconta la sua autobiografia, avrebbe trascinato tutti al concerto per farsi autografare la cassetta di Cristina D'Avena con "L'Europa siamo noi", pezzo cult del 1991 proprio dedicato all'Europa unita. E qualcuno in studio ridacchiando ha lasciato passare un messaggio: Schlein si batte il petto per Ventotene, ma forse per lei il vero manifesto dell'Europa è quello di Cristina D'Avena...