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Elisabetta Piccolotti "perseguitata" da Elon Musk: arriva il taxi e... una amarissima sorpresa

Claudio Brigliadori
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Da Elon Musk alla odiata “lobby dei tassisti”, come dire dalla padella alla brace. La settimana da via Crucis di Elisabetta Piccolotti si conclude alla stazione di Giovanni Floris a DiMartedi su La7. Ma neanche qui, in una ambiente più che amichevole e rassicurante, la deputata di Alleanza, Verdi e Sinistra può respirare tranquilla. Troppo pesante il fardello del tragicomico caso Tesla. Lady Fratoianni qualche giorno fa è stata pizzicata con l’auto elettrica da 50mila euro in garage. «Siamo rimasti fregati. L’abbiamo presa prima che Musk diventasse nazista. L’abbiamo presa col leasing, quindi per ora non è possibile. Ma quando sarà, certo, ce ne libereremo. La venderemo- aveva rassicurato i suoi elettori -. La Tesla funziona. L’ho usata sempre nell’ultima campagna elettorale per le Europee».

Ma quando entra in studio, l’amico Giovanni Floris la infiocina a tempo di record: «È venuta in taxi spero!». Sdeng. La Piccolotti è in imbarazzo: «Sì, ma siccome voi di DiMartedì siete perfidi, anche questo taxi in realtà era una Tesla e non è una battuta!». Floris non crede alle sue orecchie: «Ma che davvero? Ma allora è una persecuzione!». Mai battuta fu tanto azzeccata, anche perché a causa di tutta questa storia l’onorevole rossoverde si è guadagnata pure la poco simpatica etichetta di simbolo del “fighettismo di sinistra” e poco o nulla ha risolto la piccarta risposta a Massimo Gramellini.

 

E chissà se anche al taxi avrà applicato la “toppa” consigliatale dalla sorella: un bel adesivo da piazzare sopra a il logo della Tesla, vera e propria auto del demonio. Su quella che ha piazzato sulla sua auto c'è scritto: «L’ho comprata prima di sapere che Elon Musk fosse pazzo». «In California questi adesivi sono diffusissimi - ha spiegato la Piccolotti -. Eravamo felici con l’auto elettrica. Ma adesso, benché efficientissima, quest’auto è un peso politico». Immaginiamo Cavallotti ripeterlo ossessivamente all’autista del taxi per tutto il tragitto, andata e ritorno. E salutare con un «lo fanno anche in Amerika”. Con la kappa».

 

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