
Elisabetta Piccolotti "perseguitata" da Elon Musk: arriva il taxi e... una amarissima sorpresa

Da Elon Musk alla odiata “lobby dei tassisti”, come dire dalla padella alla brace. La settimana da via Crucis di Elisabetta Piccolotti si conclude alla stazione di Giovanni Floris a DiMartedi su La7. Ma neanche qui, in una ambiente più che amichevole e rassicurante, la deputata di Alleanza, Verdi e Sinistra può respirare tranquilla. Troppo pesante il fardello del tragicomico caso Tesla. Lady Fratoianni qualche giorno fa è stata pizzicata con l’auto elettrica da 50mila euro in garage. «Siamo rimasti fregati. L’abbiamo presa prima che Musk diventasse nazista. L’abbiamo presa col leasing, quindi per ora non è possibile. Ma quando sarà, certo, ce ne libereremo. La venderemo- aveva rassicurato i suoi elettori -. La Tesla funziona. L’ho usata sempre nell’ultima campagna elettorale per le Europee».
Ma quando entra in studio, l’amico Giovanni Floris la infiocina a tempo di record: «È venuta in taxi spero!». Sdeng. La Piccolotti è in imbarazzo: «Sì, ma siccome voi di DiMartedì siete perfidi, anche questo taxi in realtà era una Tesla e non è una battuta!». Floris non crede alle sue orecchie: «Ma che davvero? Ma allora è una persecuzione!». Mai battuta fu tanto azzeccata, anche perché a causa di tutta questa storia l’onorevole rossoverde si è guadagnata pure la poco simpatica etichetta di simbolo del “fighettismo di sinistra” e poco o nulla ha risolto la piccarta risposta a Massimo Gramellini.
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E chissà se anche al taxi avrà applicato la “toppa” consigliatale dalla sorella: un bel adesivo da piazzare sopra a il logo della Tesla, vera e propria auto del demonio. Su quella che ha piazzato sulla sua auto c'è scritto: «L’ho comprata prima di sapere che Elon Musk fosse pazzo». «In California questi adesivi sono diffusissimi - ha spiegato la Piccolotti -. Eravamo felici con l’auto elettrica. Ma adesso, benché efficientissima, quest’auto è un peso politico». Immaginiamo Cavallotti ripeterlo ossessivamente all’autista del taxi per tutto il tragitto, andata e ritorno. E salutare con un «lo fanno anche in Amerika”. Con la kappa».
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