DiMartedì, Scipione Rossi sbertuccia Alan Friedman: "Chi mi sembra di avere davanti"
Una lunga seduta psicanalitica collettiva. A DiMartedì, su La7, Giovanni Floris e i suoi ospiti commentano il day after della cerimonia di insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Si respira un’aria greve, preoccupata, funerea. Particolarmente addolorato Alan Friedman, americano ormai trapiantato in Italia e convintissimo sostenitore dei democratici.
Gianni Scipione Rossi, di fronte alle sue parole affrante, lo prende un po’ in giro: «A me sembra di avere davanti l’antiamericano italiano, una sorta di parodia. Noi abbiamo bisogno di avere rapporti con tutti, anche con gli Stati Uniti di Trump». «Io sono qui e piango per il mio Paese - risponde Friedman -, per quello che accadrà. Sono fiero di essere americano». «Piangiamo quando Trump farà cose sbagliate, ma non prima, mi sembra assurdo», è la contro-replica di Scipione Rossi.
Perla cronaca, le lacrime di Friedman avevano già inondato i social, con perle come «ieri Trump ha concesso la grazia a centinaia di criminali condannati, mandati in carcere per aver preso parte all’insurrezione del 6 gennaio 2021. In pratica, lo stato di diritto è stato rovesciato da un presidente fuorilegge» o «la sua presidenza accelererà il declino dell’impero americano perché distruggerà qualsiasi pretesa di leadership morale. Trump legittimerà Putin e altri dittatori». Altro depresso Doc, l’ex senatore Pd Gianrico Carofiglio, che davanti alle immagini della cerimonia a proposito di Giorgia Meloni ironizza: «Non la vedo, dov’è?». Serve l’intervento di Floris. Sicura Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs e aficionada del talk di La7: Meloni era alla Casa Bianca «proprio per dimostrare questa fedeltà alla linea trumpiana e quindi per ricollocare l’Italia in una posizione di subalternità». E noi che pensavamo che il presidente l’avesse invitata.