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Gaia Tortora risponde al giudice Santalucia: "Un'offesa, noi non siamo pericolosi"

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Le barricate dell'Associazione nazionale magistrati contro l'istituzione della Giornata per le vittime degli errori giudiziari indignano Gaia Tortora. Ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica, la figlia di Enzo Tortora si toglie qualche sassolino dalla scarpa: "Io sono un po' perplessa perché stasera sento dire che il problema è il luogo quando si parla di legalità nelle scuole, antimafia... non si può parlare di errori giudiziari nelle università, nei licei". Da qui l'appello che rivolge direttamente a Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm: "Per prima cosa le chiedo una cortesia, le parole che ha detto Nicola per noi sono state un'offesa: noi non siamo pericolosi, non andiamo a caccia di magistrati, non andiamo sfiduciando l'opinione pubblica come lei ha detto. Se l'opinione pubblica è sfiduciata, è per altri motivi".

Già nei giorni scorsi la giornalista non si era risparmiata, né sui giudici né sul Pd. I dem, infatti, alla votazione si sono astenuti. "Il Pd - scriveva su X - si è astenuto. E vi prego di leggere la 'motivazione' sul caso Tortora. Fate pietà, davvero". Nel documento condiviso da Tortora si leggeva che "durante il dibattito in Commissione, la maggioranza ha votato a favore del testo base. Ovviamente, il Movimento Cinque Stelle ha espresso voto contrario, mentre Alleanza Verdi e Sinistra insieme al Partito democratico si sono astenuti".

 

 

I dem, era quanto riportato, "hanno contestato il fatto che il testo base sia giunto all'attenzione dei commissari solo poco prima del voto. Inoltre Federico Gianassi ha espresso, durante la discussione, perplessità sul fatto che non si faccia esplicitamente riferimento al 'caso emblematico' di Enzo Tortora nella proposta". Bisognerebbe, è la posizione del Pd, "spiegare bene cosa sia un errore giudiziario per comprenderne i contenuti ed evitare il rischio che rimanga un concetto tanto evocativo quanto meramente simbolico". Eppure, è stata la contestazione della Tortora, "la sottoscritta ha chiesto appositamente che fosse una data simbolo sì ma senza il nome. Affinché sia ciò che penso. Per tutti. Bene comune. Senza nomi".

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