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L'aria che tira, Giorgio Mulé spiana Lepore: "Abbia la decenza di non parlare di morti"

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Le parole di Matteo Lepore stanno facendo molto discutere. Commentando i disordi avvenuti nella città da lui amministrata, ha infatti dichiarato che il governo ha inviato "300 camice nere" per scontrarsi contro i manifestanti democratici. Ma non è l'unico esponente di sinistra colpevole di aver alzato troppo i toni dello scontro, intensificando il clima di violenza fisica e verbale che sta interessando il nostro Paese. Basti pensare che Maurizio Landini, leader di uno dei principali sindacati italiani, aveva addirittura invocato la rivolta sociale.

"I messaggi sono fondamentali - ha spiegato Giorgio Mulé ai telespettatori di L'aria che tira -. Se io dico: 'Rivolta sociale', tante persone lo interpretano nel senso della rivolta, delle barricate, di andare contro il Palazzo d'Inverno del governo. Se io dico che il governo manda 300 camice nere - ha poi aggiunto - sto chiamando delle persone alle armi. Su questo ci vogliamo un attimino fermare".

 

 

A quel punto, sollecitato dal conduttore David Parenzo, è intervenuto il sindaco di Bologna che ha ribadito la bontà delle sue parole. "Te lo spiego io il senso politico - ha detto Lepore -. Se lei avesse avuto 85 morti nella sua città...". "Sindaco Lepore - ha replicato Mulé -, i morti appartengono alla coscienza collettiva del Paese. Non sono né suoi né miei. Abbia la decenza di non mettere il numero dei morti perché quelle sono cicatrici che abbiamo tutti. E mi dispiace, perché così facendo - ha concluso - lei legittimerà quelli che andranno in piazza a scagliarsi con i poliziotti".

L'aria che tira: il botta e risposta tra Mulé e Lepore

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