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È sempre Cartabianca, Maurizio Landini: "Perché ho parlato di una rivolta sociale"

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"È arrivato il momento di una vera rivolta sociale". Maurizio Landini aveva "chiamato alle armi" il popolo della Cgil per mobilitarsi contro la manovra varata dal governo guidato da Giorgia Meloni. Per il sindacalista "avanti così non si può andare". E lo sciopero del prossimo 29 novembre non sarà che l'inizio di una "battaglia" per cambiare il Paese. "Stia molto attento", la replica di Fratelli d'Italia che, dopo il caos scoppiato a Bologna, ha assunto un significato quasi profetico.

In effetti quella che è andata in scena a Bologna assomiglia tantissimo alla rivolta sociale chiamata da Landini. Gruppi di antagonisti - i sinceri democratici di sinistra - che si scontrano con la polizia. Intendiamo: nulla di nuovo, scene già viste e riviste nel corso degli anni ma che da quando Meloni si è insediata a Palazzo Chigi sembrano in netto aumento. E poi c'è il silenzio assordante di Elly Schlein e compagni. Un atteggiamento definito da Pietro Senaldi alla stregua di una copertura politica per manifestazioni di violenza in piazza.

 

 

Dopo Bologna, Landini ha pensato bene di ritrattare le sue affermazioni? Manco per sogno. Anzi, le ha rilanciate durante una sua ospitata a È sempre Cartabianca, il talk show politico di Rete 4 condotto da Bianca Berlinguer. "Ho parlato di rivolta sociale pensando che serva una rivolta delle singole persone, che non siano più passive - ha spiegato il segretario della Cgil -. Bisogna provare a cambiare le cose e rivoltarsi, cioè mettersi insieme per cambiare la situazione".

 

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