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Avetrana, la serie tv scatena il caos: "Diffamatoria, cambiare il titolo e sospenderla"

Alessandro Dell'Orto
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Già la locandina promozionale gli attori che interpretano i tre protagonisti della vicenda, con le sagome e i colori tipo caricatura, in posa davanti ali microfoni dei giornalisti («Sembra con lo stesso stile e lo stesso filtro delle copertine dei film di Checco Zalone»; «Spero sia uno scherzo»; «Sembra una cosa alla Maccio Capatonda»; «Locandina imbarazzante e irrispettosa», i commenti più velenosi sui social)- aveva creato stupore e polemiche.

Ora, però, a ribellarsi contro la serie tv Avetrana- Qui non è Hollywood in programma su Disney+ da venerdì, ci si mette anche il comune del paese pugliese. Il quale, attraverso i suoi avvocati, ha fatto depositare un ricorso cautelare d’urgenza per chiedere la rettifica della denominazione della serie tv e la sua sospensione immediata. Sì, insomma, il sindaco Antonio Iazzi prova a proteggere la sua la comunità - già frastornata dalla risonanza mediatica e sotto la lente d’ingrandimento subito dopo la tragedia e durante la fase processuale (l’amministrazione si costituì parte civile nel processo penale arrivato fino in Cassazione con la condanna degli imputati al risarcimento del danno all’immagine in favore del Comune di Avetrana per una serie di riflessi negativi sulla collettività avetranese) - spiegando in una nota che la serie tv «rischia di determinare - prescindendo anche dal contenuto che al momento si ignora - un ulteriore attentato ai diritti della personalità dell’Ente comunale accentuando il pregiudizio che il titolo già lascia presagire nel catapultare l’attenzione dell’utente sul territorio più che sul caso di cronaca».

 

 

 

COLPI DI SCENA E SENTENZA

Già, un caso clamoroso e passato alla storia, drammatico, complicato e pieno di colpi di scena per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, 15 anni, sparita ad Avetrana (provincia di Taranto) il 26 agosto 2010 e ritrovata morta il 6 ottobre in un pozzo in campagna dopo un mese e mezzo di inchieste, trasmissioni televisive (l’annuncio del ritrovamento del cadavere fu dato proprio in diretta a Chi l’ha visto mentre c’era ospite sua madre), polemiche, interviste, supposizioni, approfondimenti al limite del gossip. I protagonisti della vicenda - la cugina Sabrina, la zia Cosima e lo zio Michele -, che hanno contribuito a rendere la storia intricata e complessa con cambi di versioni (lo zio Michele confessò l’omicidio e poi ritrattò) e accuse reciproche, alla fine, nel 2017, sono stati condannati all’ergastolo (Sabrina e Cosima) per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e a 8 anni (lo zio Michele) per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove. Ed è stata una sorta di liberazione per il paese, che negli anni era stato quasi “violentato” dalla pressione e dalla curiosità dei media, fin quando però, sabato scorso, alla 19esima Festa del cinema di Roma, è stata presentata in anteprima la serie tv Avetrana - Qui non è Hollywood (quattro episodi da 60 minuti, ognuno con il punto di vista di uno dei protagonisti della storia: Sarah, Sabrina, Michele e Cosima), diretta da Pippo Mezzapesa.

 

 

 

IGNORANTE E RETROGRADA

A molti è sembrato di ripiombare nell’incubo e l’amministrazione comunale ha preso subito posizione per paura che «l’associazione del nome della cittadina all’adattamento cinematografico susciti una portata diffamatoria rappresentandola quale comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà». Dubbi e perplessità, scrive ancora il sindaco nella nota, «avvalorati dalla recensione del film, pubblicata sul portale della Fondazione Ente dello Spettacolo, che rimanda all’idea di un’Italia oscura e spaventosa abitata da mostri della porta accanto. Una porta verso gli inferi dai quali non si fa ritorno», ambientata «tra terre riarse, strade abbacinanti per il sole, tristi bar centri di incontri serali» che tende a far «rivivere un mondo di provincia chiuso e asfissiante guidato da una cattiveria che segna senza via di scampo relazioni, amicizie e parentele».

Avetrana, insomma, si vuole togliere di dosso l’immagine di un “postaccio all’antica” e il peso dell’omicidio (ma non è la prima volta che succede di identificare un caso di cronaca con il luogo in qui è accaduto il crimine: Novi Ligure per Omar ed Erika, Cogne per Annamaria Franzoni o via Poma per Simonetta Cesaroni) perché Avetrana è anche altro. E, come ricorda il primo cittadino, «nel luglio del 2022, con atto ufficiale della Regione Puglia, è stata riconosciuta “Città d’Arte” e inserita nell’Elenco regionale dei comuni ad economia prevalentemente turistica Città d’arte. A ciò si aggiungano l’accoglienza, l’ospitalità, la generosità e altre peculiarità che da sempre caratterizzano la stessa cittadinanza».

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