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X-Style, l'indagine sui cafoni-chic convince il pubblico: fuori le cifre

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Klaus Davi
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Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo

CHI SALE (X-Style) 

Non è che essere definiti cafoni sia uno dei tanti effetti del condizionamento del linguaggio da parte del politically correct? La domanda sporge spontanea guardando l’ultima puntata di X-Style condotto da Giorgia Venturini e andata in onda giovedì in seconda serata su Canale 5. Il magazine dedicato ai nuovi trend di moda, costume e lifestyle, oltre al nuovo profumo Armani, alle sfilate parigine, alle nuove frontiere del wedding e ai percorsi FAI, ha proposto un interessante servizio sullo stile “cafonal-chic”, un’estetica dissacrante che rispecchia la cultura pop odierna.

Si parte dalla campagna spring-summer ’24 di Dsquared, che racconta la “porn industry” degli anni ’90 con irriverente ironia, passando per star come Cardi B e Nicki Minaj, icone di volgarità e cattivo gusto, fino a realtà come ToiletPaper, la surreale rivista nata dall’incontro delle menti di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari. Buoni gli ascolti con 700mila spettatori e quasi il 9% di share, considerando la concorrenza di format come Porta a porta e le code lunghe di Le Iene, Dritto e rovescio e Piazzapulita. 

 

In fondo questo stile di vita c’è sempre stato fin dall’epoca romana, medievale, poi il Barocco e i dandy. E se poi questo “cafonal” non fosse altro che una forma di snobismo elitario nei confronti di chi veste più classico e conformista?

 

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