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Fratelli Vanzina, una garanzia per gli ascolti: "Mai Stati Uniti", un caso il lunedì sera

Klaus Davi
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Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo

CHI SALE (Mai Stati Uniti)
L’estate 2024 è davvero atipica sia per il numero di eventi in corso, sia per il loro impatto planetario. Da una parte ci sono quelli politici con le guerre in Israele e in Ucraina, le elezioni americane, francesi e iraniane, senza scordare i fatti di cronaca tipici di ogni estate. Insomma un periodo che di vacanziero ha ben poco. Così spiegano gli esperti anche la ricerca di momenti di evasione per chi sta a casa davanti alla tv. Come è successo lunedì sera col film Mai Stati Uniti, commedia del 2013 dei fratelli Vanzina in cui cinque sconosciuti vengono riuniti da un notaio per l’eredità di un padre comune di cui nessuno sospettava l’esistenza.

Parlano i dati: 1.102.000 spettatori col 6.2% di share nel prime time di Rai 3 nonostante la partita vinta dal Portogallo ai rigori, la saga di Twilight su Italia 1, Quarta Repubblica su Rete 4 e la miniserie su Brigitte Bardot su Canale 5. Sulla sottovalutazione del fenomeno Vanzina come chiave di lettura sociologica dell’Italia profonda si è letto e scritto molto. Molti i mea culpa di critici anche importanti in questi anni.

 

In fondo l’unica loro colpa è stata quella di fotografare un Paese più spontaneo, meno manieristico, non adeguato a certi schemi. Anche i picchi del film ci dicono questo: la notizia della scoperta dell’enorme eredità e quella della truffa del notaio portano la curva vicina all’8%.

 

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