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Pino Insegno, che schiaffo ai rosiconi di sinistra: ecco il confronto tra lui e Cattelan

Alessandra Menzani
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Le due facce della Rai. Due professionisti completamente diversi, con storie opposte e risultati non comparabili. Da una parte c’è il brutto e cattivo Pino Insegno, attore, doppiatore, conduttore, “pericoloso” reazionario e sovranista in quanto amico e supporter del presidente del consiglio Giorgia Meloni, da molti considerato il nuovo male assoluto nonostante una lunga carriera di successi (e anche insuccessi, come normale che sia).

Dall’altra c’è il buon Alessandro Cattelan, giovane e progressista, amico di Beppe Sala e della Milano inclusiva, voce di Radio Deejay, lunga gavetta a Sky, una garanzia. A dispetto delle etichette che l’una e l’altra delle parti politiche vuole appiccicare ai due volti della Rai, i risultati della serata di lunedì parlano chiaro.

BUON RISULTATO
Insegno, il “raccomandato” di Fratelli d’Italia, al suo ritorno in televisione dopo un periodo di stop, vince la serata con Reazione a catena nella fascia dell’access prime time di Raiuno, con il 23.9 per cento di share e un ascolto medio di 2.665.000 spettatori pari al 23.9%.

Ora, è vero che come dice anche l’ex direttore di Raiuno Giancarlo Leone «la Rai funziona per i format» e i conduttori sono tutti un po’ intercambiabili, è vero anche che la concorrenza lunedì sera non era particolarmente agguerrita, però sta di fatto che Insegno non è un improvvisato, il mestiere ce l’ha, non è affatto uno scandalo che ricopra quella posizione. Anche i critici ammettono con fatica che l’ex membro della Premiata Ditta nella trasmissione di Raiuno «funziona», come scrive la penna di Vanity Fair Mario Manca. Altri lo definiscono “impreciso”, con stile “villaggio Valtur” e troppo voglioso di rubare la scena ai concorrenti. Diverso il trattamento che gli addetti ai lavori hanno sempre riservato ad Alessandro Cattelan, coccolato e puntualmente dato come conduttore di Sanremo.

Il suo approdo in Rai dopo tanti anni di Sky non è mai stato all’insegna dei trionfi Auditel, cosa che gli è valsa costanti e continue promozioni. Misteri della fede. L’ultima sua creatura è la trasmissione girata al Teatro Parenti di Milano, baluardo della sinistra chic, che si chiama Da vicino nessuno è normale, programma che indaga e gioca sulle manie umane, che non sarebbe nemmeno brutto, peccato l’abbiano piazzato in prima serata quando è palesemente uno show alla David Letterman di seconda o di terza. E peccato che metta un’ansia letale.

Cattelan è ansiogeno, parla veloce, troppo veloce per non essere nemmeno più uno “tecnicamente” giovane. E poi è lui che continua a dire che ha ansia. Dice di averne quando nel collegamento con due sposini annuncia di aver collocato a sorpresa al loro matrimonio Arisa con la sua bellissima voce. Confessa di provare ansia quando si rapporta con lo stile un po’ invasivo di alcuni social media manager, che per chi avesse più di cinquant’anni sono coloro che curano attraverso foto e contenuti i profili social dei personaggi famosi.

 

MILANO RADICAL
Ormai l’ansia è il sentimento che non puo non avere, a Milano. Chissà se l’ex conduttore di X Factor ha ansia anche quando legge i dati di ascolto, che ieri mattina non sono stati molto benevoli: su Raidue, la seconda rete Rai, l’ultima puntata della trasmissione ha raggiunto 709.000 telespettatori, 4,4% per cento di share.

Pochini. Si salvano solo “Il giromanie”, il momento in cui le persone tra il pubblico raccontano le proprie strane fissazioni, e il comico Francesco Fanucchi, sempre sagace e imprevedibile. Nonostante Carlo Conti sia stato ingaggiato da Viale Mazzini per la direzione artistica e la conduzione dei prossimi due Sanremo, qualcuno vocifera che ci sarà un posto anche per Alessandro Cattelan. Chi ne capisce un po’ di tv afferma che Ale non è «largo», ossia in grado di catalizzare un pubblico ampio e trasversale. Gia. Ma magari, in coppia con Conti, potrebbe respirare quel tanto di spirito nazionalpopolare che gli farebbe molto bene.

 

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