Rai, ma quale "TeleMeloni"? Ecco cosa va in onda: sinistra senza argomenti
L’ultima produzione della Rai più “arcobaleno” di sempre è il podcast sulla “varianza di genere” che significativamente si intitola Io sono io. Il racconto è precisamente incentrato su quella cultura del gender contro la quale la parte più a destra del Parlamento, i cattolici e autorevoli esponenti del governo Meloni fanno battaglie di principio.
Da oggi è disponibile, promosso con tanto di comunicato stampa, sulla piattaforma RaiPlay Sound. Il podcast, prodotto da Feltrinelli per RaiPlay Sound, nasce dalla penna di Fabio Geda, scrittore e educatore torinese, classe 1972, autore di diverse pubblicazioni a tema, sui più vari aspetti dell’integrazione sociale, ed è liberamente ispirato all’ultimo libro firmato dallo stesso autore, Song of myself – Un viaggio nella varianza di genere, reportage narrativo edito da Feltrinelli pochi mesi fa che nasce dalla collaborazione con l’ambulatorio sulla varianza di genere dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.L’opera prende vita, infatti, dopo che Geda è entrato in contatto con il particolare reparto del nosocomio torinese, ammesso per un anno, in via del tutto eccezionale, alle sedute di terapia di gruppo con questi giovani in transizione.
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INCONTRI DI GRUPPO
Ogni puntata approfondisce una tematica che emerge dagli incontri di gruppo che Geda ha potuto registrare, arricchendo il tutto con le testimonianze di alcune voci esterne tra le quali la fumettista Fumettibrutti, il regista Emanuele Crialese, la scrittrice Francesca Cavallo, autrice della serie di libri per bambini Good Night Stories for Rebel Girls (in italiano Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli), la scrittrice e conduttrice tv Lia Celi e il regista e content creator non binario, Charlie Moon. Nella nota diffusa viene utilizzato anche il cosiddetto schwa, grafema accettato a livello internazionale per indicare il genere neutro, assente in lingue come l’italiano. Un escamotage peraltro già utilizzato sotto la Rai meloniana durante la serata dei Diversity Media Awards 2023, gli oscar che premiano la valorizzazione delle diversità in ambito comunicativo, ideati otto anni fa con cerimonia finale trasmessa dalla Rai che anche nell’edizione in corso, serata finale il prossimo 28 maggio, vede ben dieci programmi Rai tra i candidati alla vittoria.
Segno evidente che perfino questa TeleMeloni (così come la chiamano) segna decisamente i suoi punti in termini di inclusività. Non è un mistero che tra i personaggi rivelazione più amati dell’ultima stagione sul palco del Festival di Sanremo ci sia la drag queen Drusilla Foer, artista che recita en travesti, popolare e convincente al punto da aver ricevuto una trasmissione tutta sua L’almanacco del giorno dopo, andato in onda lo scorso anno nell’access prime time di RaiDue. Mentre su RaiRadio1 ogni mattina Vladimir Luxuria, già prima parlamentare trans, duetta con la firma di Libero, Francesco Storace sui principali temi del giorno nel programma Il rosso e il nero.
PERSECUZIONE GIUDIZIARIA
Temi e personaggi lgbt e non solo nel palinsesto inclusivo della Rai. È di questi giorni, presentata durante la finale di Coppa Italia di calcio, la campagna promossa da Rai Cinema Keep racism out, lascia fuori il razzismo con l’attore rivelazione, protagonista del film Io capitano, Seydou Sarr. A proposito di cinema, in occasione della Giornata internazionale contro l’omotransfobia, venerdì scorso RaiTre ha dedicato la prima serata al film di Gianni Amelio Il signore delle formiche, racconto della persecuzione giudiziaria subita dal filosofo Aldo Braibanti, accusato di plagio nell’Italia degli anni 60 per una relazione omosessuale con un ragazzo. E certo, a concludere la carrellata di inclusività in salsa Rai, impossibile non citare la campagna europea per la parità di genere No Women No Panel - Senza donne non se ne parla introdotta in Italia proprio dalla tv di Stato e sottoscritta da 60 enti firmatari, tra i quali 17 università. La Rai, insomma, è decisamente dalla parte dell’inclusione sociale, persino in versione TeleMeloni, ma evidentemente a sinistra... non l’hanno vista arrivare.
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