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Quarta Repubblica, Mario Oliverio si sfoga contro il Pd: "Nemmeno una parola"

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Mario Oliverio, ex governatore della Calabria del Pd, si sfoga a Quarta Repubblica. Non usa giri di parole e parlando del caso Toti ricorda la sua esperienza e come è stato trattato dal Nazareno che spesso cede alle sirene forcaiole. Il 7 maggio 2018 risulta indagato per abuso di ufficio in un'inchiesta della procura di Catanzaro. Il 28 dicembre 2018 il GUP proscioglie Oliverio stabilendo il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato. Non finisce qui.Il 17 dicembre 2018 riceve un altro avviso di garanzia per abuso d'ufficio nell'ambito di un'operazione della Guardia di Finanza di Cosenza e il gip dispone per lui l'obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore dove risiede mentre la DDA di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari. 

Il 20 marzo 2019 la Cassazione chiede l'annullamento dell'obbligo di dimora, scagionandolo da tutte le accuse. E ancora: Il 23 dicembre del 2019 la procura di Catanzaro chiede un altro rinvio a giudizio per Oliverio e per l'ex deputato del PD Ferdinando Aiello con l'accusa di peculato per un finanziamento da 95 000 destinato ad "attività di promozione turistica" nell'ambito del Festival dei due mondi di Spoleto che in realtà sarebbe servito per una "personale promozione politica".

L'8 novembre 2022, nell'ambito del procedimento, Oliverio viene assolto con formula piena perché "il fatto non sussiste". Un vero e proprio calvario. E così Oliverio da Porro afferma: "Si perseguono le persone e non i reati. Questi flop della magistratura intaccano la credibilità della magistratura. In questo Paese c’è un sistema dell’informazione piegato alla gogna. Come è possibile che per Toti a 4 anni di avvio dell’indagine si procede oggi al provvedimento cautelare?". Infine la bordata sul Pd: "Ero del Pd e il partito non ha proferito parola. Gli agenti mi notificano un obbligo di dimora e l’ipotesi di accusa era abuso d’ufficio. Poi mi arriva la contestazione di reato di corruzione. La cassazione annulla il provvedimento ma si va al processo e vengo assolto perché il fatto non sussiste". 

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