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David Parenzo "cacciato perché ebreo? Da dimostrare": l'ultima sparata di Tomaso Montanari

Claudio Brigliadori
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No, Paolo Mieli e Tomaso Montanari non sembrano filare d’amore e d’accordo, perlomeno dal punto di vista intellettuale. I due storici, insomma, “non si pigliano” granché e se mai ce ne fosse stato bisogno, la prova provata arriva a Otto e mezzo, su La7, dove entrambi sono stati ospiti di Lilli Gruber. Poche ore prima c’è stato l’assalto dei collettivi studenteschi di sinistra all’università La Sapienza a Roma. Ufficialmente “pro Palestina”, ma forse ancora di più contro Israele.

A scatenare la bagarre (e le botte ai poliziotti) il no del Senato accademico al boicottaggio contro le università israeliane. Una campagna, questa, che va avanti da settimane. L’ex direttore del Corriere della Sera parte in quarta: «L’antisionismo è il rifiuto del diritto di Israele ad esistere». Una definizione che fa inorridire il rettore dell’Università per stranieri di Siena: «Questa è una sciocchezza storica». Il confronto storiografico degenera rapidamente: «Antisionisti vuol dire buttare a mare lo Stato di Israele», taglia corto Mieli, con Montanari che contesta e scuote il capo.

 

«A Montana’... - lo fulmina il direttore sempre più spazientito -, mi dici allora che vuol dì sionista?!». Intesa impossibile anche sul caso Parenzo, quasi aggredito in università dagli stessi collettivi pro-Gaza: secondo Mieli il giornalista è stato «cacciato dall’università perché ebreo». «Non è vero, va dimostrato», replica l’opinionista del Fatto. Certo, basterebbe sommare pensieri e parole dei democratici studenti che vorrebbero cancellare Israele dalla mappa italiana, fare due più due ecco, per alimentare il legittimo sospetto. Sentire un po’ l’aria che tira. Ma di fronte al rifiuto di Tomaso di aguzzare il naso, alziamo le mani». 

 

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