Otto e Mezzo, Aldo Cazzullo stronca il campo largo: "Ma chi lo paga?"
L’entusiasmo scatenatosi nell’opposizione, dopo la vittoria di Alessandra Todde alle elezioni regionali della Sardegna, ha aperto un nuovo dibattito e un nuovo scenario possibile, in cui nasca una coalizione di centro-sinistra che possa opporsi a quella di governo. Targata, ovviamente, Pd-M5s. La Todde, in quota grillina, è stata appoggiata con entusiasmo dal Partito Democratico in Sardegna ed il risultato ha fatto felici tutti.
A questo punto, però, è veramente possibile un’alleanza tra i due principali partiti d’opposizione, storicamente divisi sui temi più importanti del Paese? Se ne discute a Otto e Mezzo, la striscia d’approfondimento politico pre-serale di La7, condotta da Lilli Gruber subito dopo il tg di Enrico Mentana. Ospite in studio è il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, al quale la Gruber chiede: “Anche tu, Aldo, sei scettico sull’alleanza Pd-5 Stelle?”.
Cazzullo risponde così, con un’analisi storica dell’ultimo decennio italiano: “Da una parte c’è una coalizione, quella di centrodestra, rissosa, uno sta con Vladimir Putin, un altro sta con la Nato, ma governano insieme. Dall’altra parte, però, non c’è una coalizione, Pd e 5 Stelle non sono una coalizione. Hanno fatto un accordo locale su un personaggio dignitoso che ha vinto, ma in questo momento un programma di governo comune non ce l’hanno. Non solo, ma storicamente i 5 Stelle nascono contro il Pd. Io c’ero a Piazza San Giovanni - racconta l’editorialista del Corriere della Sera - quando Grillo concluse la sua campagna elettorale, additando come nemico il qui presente Pierluigi Bersani (anche lui in studio, ndr). Lo chiamava Gargamella, parassita, disse testualmente Bersani è peggio di Berlusconi, perché Berlusconi si vede che mente, mentre la sinistra finge di opporsi, ma poi governa con la destra".
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E ancora, prosegue la disamina di Cazzullo: "C’era stato il governo Monti. Grillo disse che sono come Coppi e Bartali quando si passano la borraccia. Non a caso, poi, Bersani con lungimiranza propose il governo di cambiamento, che è lo stesso schema di gioco con cui adesso Elly Schlein e Giuseppe Conte stanno cercando di giocare, ma all’epoca Grillo disse di no. Così come nel 2018 il Pd disse no a Luigi Di Maio, poi si misero insieme l’anno dopo solo per impedire a Salvini di prendere pieni poteri, nobile scopo, ma un po’ poco per fare una coalizione. Devono mettersi d’accordo sul programma: lo sviluppo economico, le infrastrutture si o no, i rigassificatori sì o no, aiutare la manifattura si o no, e poi le tasse, perché alla fine la politica si vota sulle tasse. Pd e 5 Stelle re-introdurranno il reddito di cittadinanza, ma la domanda è: chi lo paga? I padroni della rete, quelli che distruggono il lavoro intellettuale, l’intelligenza artificiale, chi?”.