Federico Rampini, mea-culpa su Putin: "Non sono un criminologo, ma ho sbagliato"
Inusitate sorprese a PiazzaPulita, con due tra le più prestigiose penne del giornalismo d’area progressista che nel giro di qualche minuto gelano il pubblico di La7 su Russia, Ucraina e dintorni.
Federico Rampini, del Corriere della Sera, chiede scusa a tutti: «Un po’ di autocritica credo di doverla fare personalmente, non solo elencando gli errori che ha fatto l’Occidente. Se vi leggo le analisi che facevo di questa guerra un anno fa, erano in parte sbagliate. Ho sbagliato anche io nel vedere un Putin isolato. È stato isolato da noi occidentali neanche troppo, perché poi l’applicazione delle sanzioni è stata un colabrodo, solo adesso si comincia a parlare, per esempio, di usare veramente le riserve russe sequestrate, i soldi della Russia sequestrati nelle nostre banche. Non ho mai parlato di rovesciamento di Putin - spiega Rampini - perché non sono un cremlinologo, non mi occupo di congiure interne. Però anche io, ascoltando un anno fa numerosi esperti militari americani, Paese in cui vivo, vedevo una Russia molto in difficoltà militarmente». Anche i russi, sottolinea, hanno imparato dai loro errori. E questo non era stato messo in conto. «All’inizio la campagna militare russa è stata disastrosa, umiliante perfino. Poi i militari russi hanno impostato una seconda o terza fase della guerra che gli sta andando molto meglio».
"Scegliere tra un deficiente e un delinquente": voto Usa, Rampini estremo
Non deve invece cospargersi il capo di cenere Mario Calabresi, perché l’ex direttore di Repubblica oggi a capo di Chora Media è sempre stato fuori dal coro degli ultra-ottimisti: «Alla sconfitta di Putin io non ci credo», scandisce. «C’è una sorta di sismografo emozionale, si passa da “Putin ha vinto” a “Putin è malato, morirà nel giro di pochi giorni”. Io all’idea che questo tempo si concluderà con la sconfitta di Putin non credo, io penso che Putin resterà lì finché la vita glielo permetterà».
"Basta flagellarci, cos'è l'Africa oggi": Rampini, schiaffo alla sinistra e assist a Meloni