PiazzaPulita, Formigli: "Il saluto romano? Mi fa schifo, però...", lezione alla sinistra
Puntata quasi monotematica a PiazzaPulita, su La7, con la consueta "lezione politica e morale" di Corrado Formigli a Giorgia Meloni. Si comincia con un servizio in cui l'inviata del programma raggiunge la premier in strada a Roma invitandola nuovamente ad andare ospite in studio, e la leader di Fratelli d'Italia che stizzita per l'insistenza rifiuta.
Si prosegue con un focus sul caso di Ilaria Salis, la professoressa italiana in carcere in Ungheria dove rischia una durissima condanna con l'accusa di aver aggredito in strada alcuni esponenti neonazisti. Il padre della donna, intervistato da Formigli, parla di torture in cella e diritti negati. La tesi di PiazzaPulita è che tutto questo accade perché la Salis è una attivista di ultra-sinistra e che il governo di centrodestra italiano non faccia nulla per mediare, evitando di "disturbare" il Paese guidato dall'amico Viktor Orban.
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Quindi si passa al piatto forte, i saluti romani, nel giorno della importante sentenza della Cassazione che chiarisca come chi si esibisce nel rito del "presente" non sia passibile di reato nel caso il gesto sia "commemorativo", mentre in tutte le altre fattispecie si debba prendere in considerazione la Legge Sclelba. Formigli conferma come il processo mediatico non sia tanto ai nostalgici del Ventennio che alzano il braccio in pubblico, quanto alla stessa Meloni. Una ammissione che se da un lato "smonta" la tesi della sinistra sullo strisciante pericolo fascista (ridotto al sogno di pochi esaltati), dall'altro mostra il vero e unico obiettivo: colpire Palazzo Chigi.
"La campagna che anche questo programma ha fatto sul fascismo e Acca Larentia non riguarda tanto chi ha fatto il saluto romano, quanto la mancata presa di distanze del governo", spiega Formigli. "Io ritengo non così grave che una persona faccia il saluto fascista, non è uno scandalo...", prosegue il conduttore spiazzando un po' tutti, per poi chiarire: "A me fa schifo, ma non penso che bisogna mettere in galera e gettare le chiavi chi lo fa. Il tema politicamente grave è che la Presidente del Consiglio e il Presidente del Senato non prendano le distanze e si definiscano antifascisti. In America tu puoi dire cose orrende e sei tutelato in nome della freedom of speech, altra questione è come si pongono le istituzioni su questi temi qua".
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