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Vittorio Sgarbi contro Report e Ranucci: "Delinquenti che si fingono giornalisti"

Roberto Tortora
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A Quarta Repubblica, striscia di approfondimento politico di Rete 4 condotta da Nicola Porro, tra gli ospiti c’è anche il sottosegretario ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi. Più che ospite, ancora una volta, è bersaglio delle accuse di qualcun altro.

Se nel recente passato era stato Il Fatto Quotidiano per la vicenda dei rimborsi delle sue conferenze, ora è la trasmissione d’inchiesta di Rai 3, Report, che mette nel mirino Sgarbi. C’è, infatti, un’indagine dei carabinieri in corso su un quadro caravaggesco del ‘600, ad opera di Rutilio Manetti e dal titolo La cattura di San Pietro. Il quadro è stato trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco, in Piemonte e riapparso 10 anni dopo, a Lucca, restaurato e con un dettaglio diverso: c’è un candelabro sullo sfondo che nella foto dell’Anticrimine invece manca.

 

 

 

Sgarbi, accusato di furto di quest’opera, sostiene invece che il quadro sia di sua proprietà e ritrovato durante i lavori di restauro di Villa Maldachina a Viterbo. "Il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio insieme a un trasportatore, arrotolato come un tappeto", assicura il suo restauratore, Gianfranco Mingardi, intervistato da Report. E il sottosegretario smentisce: "No, è un'altra". Sempre secondo Mingardi, dopo il furto, denunciato dalla stessa proprietaria del castello, Margherita Buzio, questo dipinto fu ritrovato in un casello di Brescia Centro. Dopo un paio di mesi dal ritrovamento del quadro, lui mandò la tela al critico d’arte.

 

 

 

Lo stesso Sottosegretario ai Beni culturali, a Quarta Repubblica, respinge con forza le accuse di Report: “Ci sono sempre due quadri simili. Sono stato aggredito e offeso da delinquenti che si fingono giornalisti, nessuno mi ha intervistato o chiesto nulla. Il restauratore dice di aver restaurato un quadro che non gli ho mai portato né io né un mio assistente e lo dice perché ho con lui un contenzioso”. Fino al 2018, nel suo laboratorio di Brescia, infatti, il restauratore, tal Mingardi, deteneva gran parte delle opere che Sgarbi gli aveva affidato, tra le quali il famoso Concerto con bevitore. Mingardi afferma di essere in credito con Sgarbi di 221 mila euro. Secondo Sgarbi, la tela ritrovata a Brescia sarebbe solo una copia del vero quadro di Manetti che, appunto, sarebbe di sua proprietà. Il mistero s’infittisce e la verità è ancora lontana dal venire a galla, serviranno probabilmente degli esperti per valutare l’autenticità e l’unicità dell’opera d’arte.

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