Di Martedì, il veleno di Augias su Meloni e governo: "Come va a finire..."
A Dimartedì è Corrado Augias-show, che dibatte di temi disparati e lo fa con ironia e sagacia, al punto da scatenare anche i sorrisi del pubblico e del conduttore, Giovanni Floris. Augias che è ospite in casa propria, visto che conduce, sempre su La7, “La Torre di Babele”, da subito baciato da critiche più che positive per il suo modo di narrare temi storici, culturali, politici ed economici, esplorando le connessioni tra passato e presente. Floris chiede subito al suo ospite una definizione del governo: “L'atteggiamento di questa destra, di Giorgia Meloni in primis, è molto muscolare, molto netto. Lei da cosa definirebbe il governo di destra, dal suo tratto culturale, che sta cercando di inculcare negli ambienti intellettuali, dall'intervento in materia di economia, dall'intervento in materia d’immigrazione. Da cosa lo definirebbe?”.
Augias, con grande ironia, risponde a tono e al solito versa veleno sul governo: “Lei ha indicato tre temi, ebbene quello che li tiene insieme… è la goffaggine, su tutt'e tre! Vengono emessi dei provvedimenti e dopo pochi giorni, addirittura in qualche caso ore, vengono ritirati. Vengono annunciate delle cose che poi non si fanno. Vengono ingigantite cifre che andrebbero considerate con maggiore ponderatezza. C'è come un'ansia da prestazione, come la si chiama in altri campi. Sappiamo bene poi come va a finire…”. Sgorga, spontanea, una risata di tutto il pubblico presente in studio. Augias, allora, si rende conto che, forse, è andato oltre ed esclama: “Mi scusi, forse ho esagerato!”. Con altrettanta ironia, però, Floris lo rassicura: “Ma no, dopo i tanti successi che sta avendo in televisione, si sta lasciando trascinare dal bello del mezzo”.
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Tornando più seri, Floris chiede ad Augias se la destra italiana è unica o assomiglia alle destre europee e mondiali. Il giornalista risponde così: “Viviamo un’epoca di grandi cambiamenti, di crisi nel senso greco della parola. Sta, cioè, finendo un mondo, anzi vari mondi. Il digitale prende il posto dell'analogico. Sta finendo il mondo della supremazia nord-americana, cominciata nel ‘45, sorgono nuove potenze. Quando ci sono grandi cambiamenti, la destra vince, perché interpreta bene la paura, si impadronisce della paura e dà l'impressione di poterla padroneggiare. Cosa che non è vera, perché poi le crisi vanno avanti. La sinistra, invece, della crisi diventa o l'alfiere o diventa l'impotente testimone”.
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