L'aria che tira, "anche i ricchi devono piangere": da Parenzo lo spot pro-tasse della sinistra
"Te lo ricordi, Annalisa?". Giorgio Cremaschi, in collegamento con L'aria che tira su La7, ha appena finito di spararla grossa: "Io ho nostalgia dell'esproprio proletario, era una cosa giusta". E David Parenzo ne approfitta per mandare in video un vecchio manifesto elettorale datato 2007 che nel suo piccolo fece storia. L'Unione e Rifondazione comunista si immaginarono un bel poster raffigurante un mega-yacht e uno slogan che più populista non si può: "Anche i ricchi piangano", rivisitazione tassarola di una celeberrima telenovela messicana, la mitologica Anche i ricchi piangono con Veronica Castro.
In studio è in corso un vivace confronto tra l'ultra-liberale Annalisa Chirico e lo stesso Cremaschi, ex segretario della Fiom/Cgil oggi in politica con Potere al popolo. L'ex sindacalista snocciola la sua ricetta per ridistribuire la ricchezza in tre semplici mosse: "Uno, riempire di tasse i ricchi. Due, più stato sociale e servizi pubblici. Tre, aumentare i salari". La Chirico gli fa sommessamente notare che in Itali manca tutto fuorché le tasse, "a meno che qualcuno non abbia nostalgia dell'esproprio proletario", ed è a quel punto che al rossissimo Cremaschi scappa la frizione.
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Sbalordito da cotanto ardire, Parenzo a quel punto va di amarcord con quel vecchio manifesto elettorale. "Rispettare il programma, difendere i più deboli", assicuravano Unione e Rifondazione comunista. "C'era il congiuntivo!", fa notare dal suo studio Cremaschi. Lo dice una, due, tre volte mentre la Chirico prova ad articolare un ragionamento.
"Sì l'abbiamo visto Cremaschi il congiuntivo, è incontenibile... Tutte le volte che io vedo una barca di lusso o una Rolls Royce io penso a qualcos'altro. Penso all'indotto che le persone abbienti alimentano. Chi va in un ristorante di lusso paga anche il cameriere che con quei soldi manda a scuola i figli. Così come l'industria del lusso dà lavoro a migliaia e migliaia di persone. Davvero non possiamo ridurci all'invidia sociale, che è un concetto superato".
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Quindi un esempio concreto: "L'Italia ha avuto un tycoon, Silvio Berlusconi - ricorda ancora la Chirico - che per anni non ha provocato invidia sociale tra gli italiani, ma che anzi suscitava un modello emulativo. La gente è molto meglio di chi fa propaganda pauperista, non è che se i ricchi diventano meno ricchi i poveri sono meno poveri".
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