Ginevra Bompiani sul caso-Cecchettin: "Cancellare la fedeltà coniugale"
"Perché è così forte l'appello di Elena Cecchettin, sorella di Giulia? Parla a più generazioni, anche alle battaglie che avete combattuto voi", domanda David Parenzo a Ginevra Bompiani, quando i funerali di Giulia Cecchettin svolti alla Basilica di Santa Giustina a Padova sono appena terminati.
L'intellettuale di sinistra, diventata celebre anche in tv per le sue intemerate politiche contro la destra soprattutto dal salotto di DiMartedì, ospite di Giovanni Floris sempre su La7, interviene in collegamento con L'Aria che tira e spiega: "E' forte perché induce ad andare oltre l'emozione. Di emozioni ne abbiamo tante, ma le emozioni passano. Andare oltre le emozioni significa interrogarsi sul patriarcato, che cos'è il patriarcato. Il patriarcato se vogliamo che finisca, ed è ora che finisca, sono 7mila anni che ce l'abbiamo sul gobbo, dobbiamo mettere in questione delle nozioni molto importanti, a cominciare dal potere e dal dominio".
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"Dobbiamo mettere in discussione la nozione di fedeltà coniugale - incalza la Bompiani -. Turetta (il fidanzato che ha ucciso Giulia, ndr) dice: 'La volevo tutta per me'. Ora, non importa che siano sposati o non sposati, l'idea che la fedeltà sia un diritto è profondamente sbagliata, è patriarcale. La fedeltà è una scelta amorosa, non un diritto".
"Però da quando lei aveva 20 anni come Giulia le cose sono cambiate, no?", prova a contestare Parenzo. "Non abbastanza - replica secca della intellettuale -, la fedeltà fa tuttora parte del matrimonio. E poi ci sono altre due nozioni che non sono state toccate per niente: quelle di vittoria e di sconfitta".
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"Bisognerebbe disinsegnare ai ragazzi a scuola queste due parole - conclude la Bompiani -, perdere è una cosa molto dolorosa ma non è il contrario di vincere. Perdere vuole dire cambiare strada, quando perdi la strada hai paura ma forse ne stai percorrendo un'altra che ti porterà in un luogo più interessante. Perdere vuol dire cambiare, non vuol dire essere sconfitto".
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