Mieli, "non vogliono integrarsi": la lezione sull'Islam in Italia
Lungo confronto a Quarta repubblica, su Rete 4, sul tema Islam, immigrazione e integrazione. Tra gli ospiti di Nicola Porro c'è l'ex direttore e oggi editorialista di punta del Corriere della Sera, Paolo Mieli, che va dritto al punto sgombrando ogni equivoco sulle comunità islamiche più integraliste presenti nelle nostre città.
"Loro non vogliono integrarsi e noi dobbiamo convivere con chi rifiuta l'integrazione. Dobbiamo entrare in queste comunità e combattere questa battaglia culturale", spiega Mieli. Parole chiare che suonano come una lezione a quella sinistra che in nome di parole d'ordine dal sapore ideologico come "accoglienza" e, appunto, "integrazione", sembra spesso chiudere gli occhi sulla realtà dei problemi sociali che comporta la convivenza tra culture differenti, se non diametralmente opposte su alcuni valori fondativi della civiltà occidentale.
Lo specchi di questo incontro-scontro è Monfalcone, in provincia di Gorizia e a pochi chilometri da Trieste, in Friuli Venezia Giulia. Una delle città più importanti per quanto riguarda il settore della cantieristica navale diventata una sorta di "laboratorio" dell'islamizzazione in Italia.
"Monfalcone - ricorda ancora Mieli - era la Stalingrado d'Italia a un certo punto la situazione si è rivoltata, la sindaca attuale è una De Luca moltiplicata per mille". Il riferimento è ad Anna Cisint, sindaca leghista di Monfalcone salita alla ribalta per aver posto il problema della convivenza difficile con la foltissima comunità islamica radicale. "Il 30% della popolazione di Monfalcone è composta da immigrati, c'è una islamizzazione crescente negli ultimi anni", sottolinea ancora la prima cittadina. "La sinistra sta sempre lontana dalle persone. Queste persone sono islamiche e hanno intenzioni diverse per il futuro della città".
C'è chi rievoca il periodo degli anni Sessanta, con l'immigrazione dal Sud delle grandi città operaie del Nord. Ma il paragone non regge. "Torino è migliorata grazie ai meridionali che venivano guardati con sospetto in quando immigrati", ricorda il professor D'Orsi. "I meridionali che sono sbarcati al nord nel 50 o 60 volevano integrarsi, questa è la differenza", ribatte Alessandro Sallusti, direttore del Giornale.
Sul piano culturale, Vittorio Sgarbi va controcorrente: "La diversità va valorizzata, sono favorevole alle differenze. Se una donna decide di portare il velo non vedo perché dovremmo impedirglielo". "Tutti gli indizi - è la posizione invece di Sallusti - ci dicono che molte donne non sono libere in quelle culture".