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Giulia Cecchettin, la rabbia di Paolo Crepet: "Cosa c'è da fotografare alla fiaccolata?"

 Paolo Crepet

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Si apre con il caso di Giulia Cecchettin la puntata di oggi 20 novembre de L'aria che tira, condotta da David Parenzo su La7. E Paolo Crepet commenta: "La violenza non è sempre espressione di chissà quale marcescibile periferia. E questo deve essere un monito. Laddove c'è stata la locomotiva d'Europa, laddove c'è stato un impulso straordinario economico e anche sociale, questo non ha portato a nessuno sviluppo emotivo".

Anzi, aggiunge lo psichiatra, "ha aumentato il declino dell'empatia. Non siamo empatici, non ci sentiamo, siamo pieni di telefonini. Anche alla fiaccolata, eravamo pieni di telefonini, cosa c'è da fotografare? Almeno un minuto di silenzio nei confronti di una povera ragazza ammazzata in quel modo ci sarà? Niente. Solo reel. Questo non è un nuovo modo di essere distanti? Stiamo giocando solitari, abbiamo smesso di giocare a scala quaranta".

Qui l'intervento di Paolo Crepet a L'aria che tira

 

 

E ancora, ha detto Crepet a il Giornale: "I nostri ragazzi non sanno gestire la frustrazione. Si mollano con la ragazzina e vanno fuori di testa, senza proporzione" e "questa è colpa dei genitori che non glielo hanno insegnato. O meglio, che non li hanno lasciati liberi nella vita di impararlo con le loro esperienze, correndo sempre a proteggerli”, ha detto lo psichiatra, sottolineando che “pretendiamo di proteggerli da tutto, non permettiamo che si creino gli anticorpi per affrontare sfide e delusioni. Da quando sono piccoli. Cascare dal cavallino a dondolo e farsi un po’ di male fa parte della vita. Noi, da idioti, che facciamo? Mettiamo la gomma piuma attorno al cavallino".

 

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