Paolo Mieli sullo scherzo russo a Meloni: "Mi indigno! Vado in piazza e mi do fuoco!"
"Giuro che mi indigno, vado in piazza, mi avvolgo alla bandiera e mi do fuoco". E' un Paolo Mieli insolitamente "fuori controllo" quello che in studio a Omnibus, su La7, commenta la delicatissima vicenda dello scherzo telefonico russo ai danni di Giorgia Meloni.
Poche ore dopo la trasmissione, arriva la notizia delle dimissioni di Francesco Talò, consigliere diplomatico della premier. E' lui che si è preso tutta la responsabilità di quanto accaduto, con la sicurezza di Palazzo Chigi bucata dal duo di comici Vovan & Lexus (assai graditi a Vladimir Putin). La mattinata, però, si era aperta con l'indiscreto di Repubblica che puntava il dito contro la segretaria e persona di maggior fiducia della Meloni, Patrizia Scurti, "perché la lettera è arrivata a lei", ricorda anche la conduttrice Alessandra Sardoni.
L'ex direttore e oggi editorialista di punta del Corriere della Sera ascolta in silenzio e poi sbotta: "Ti prego... Colpa di Patrizia Scurti con tutto quell'apparato di Mantovano, i servizi segreti, le garanzie che ha dietro Mantovano, non dimentichiamoci che è una persona di collegamento con Violante, con il gruppo di Civiltà delle macchine, di tutto quel meraviglioso mondo lì e poi Patrizia Scurti... Ma allora chiediamo anche alla collaboratrice domestica se sapeva qualcosa - ironizza Mieli, tuttavia molto serio -, cioè se si butta tutta la colpa su Patrizia Scurti io giuro che mi indigna e vado in piazza, mi avvolgo na bandiera e mi do fuoco".
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Secondo Mieli, però, né la vicenda privata della fine della relazione con Andrea Giambruno (dopo i fuorionda di Striscia la notizia) ne lo scherzo telefonico lasceranno strascichi particolari sulla premier. "Possibile scalfitura d'immagine? Ma direi di no, anche se uno, due, sono tutti fuorionda, curioso. Cioè è in un momento da quando è tornata dalle vacanze in cui è assediata da fuorionda e qualcosa significa - conclude sibillino l'ex direttore -. Che sia sul piano nazionale, per carità tutti i comici che lo fanno di loro iniziativa, però i comici si sono impossessati di un mondo di fuorionda, che insomma che è teso a danneggiarla seriamente. Perché poi la danneggia seria, il danno nel privato non sottovalutatelo. Ognuno di noi quando viene colpito da una atroce sofferenza, puoi essere il presidente degli Usa, ma sbarelli, dici delle cose che non dovresti dire. È un colpo non irrilevante. Sul caso Giambruno noi ci divertiamo tra ciuffo e complimenti alla collega, per lei è un dolore fra i più atroci introdotto sul piano familiare in un momento in cui deve fronteggiare delle cose complicate".
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