Rai, bufale contro Meloni? Il sindacato rosso non si scusa e attacca
È scoppiato un mezzo finimondo. Con l’Usigrai (l’organizzazione sindacale dei giornalisti della Rai) da una parte e i parlamentari leghisti e forzisti e meloniani dall’altra: i primi che dicono «sono calunnie, è il tribunale dell’inquisizione» e i secondi che rispondono «facciamo chiarezza, andiamo in audizione».
Il caso è quello raccontato da Libero ieri: sono quei 37 secondi di rassegna stampa di Rainews, era ancora estate, condotta dal giornalista Massimiliano Melilli, estrapolati dal contesto nel quale erano stati spiegati in diretta, e finiti su alcune testate nazionali con titoloni scandalizzati della serie “Cronaca amputata e servizi pro-governo, i giornalisti di Rainews si rivoltano” (giusto per fare nomi e cognomi: è un video ancora presente sul sito di Repubblica).
La questione è saltata fuori, lunedì, non perché noi qui a Libero abbiamo avuto chissà quale soffiata, ma perché Pluralismo e Libertà, che è una componente interna alla stessa Usigrai, l’ha denunciata pubblicamente. E altrettanto pubblicamente Maurizio Gasparri, che è il vicepresidente del Senato per Forza Italia e fa anche parte della commissione di Vigilanza sulla Rai, ha proposto un’interrogazione con lo scopo di vederci chiaro. Apriticielo. Son due giorni che si martella sul punto.
«LUDIBRIO»
«Leggere le dichiarazioni di parlamentari che prestano il loro ufficio a quelle che sono solo ricostruzioni calunniose o diffamatorie nei confronti di un giornalista della Rai e rappresentante sindacale, che ha già presentato una memoria all’azienda e si tutelerà in tutte le sedi opportune, risulta avvilente», scrive, in una nota, l’Usigrai, ieri pomeriggio: «La commissione di Vigilanza non può essere ridotta e trasfigurata in una specie di tribunale dell’inquisizione. Se ci si vuole occupare realmente della Rai si chiamino i vertici a rispondere dell’operato dell’azienda. Non è indicando al pubblico ludibrio questo o quel giornalista che si assolve all’alto ruolo affidato dal parlamento. In ogni caso solidarietà e sostegno alla redazione, alle decisioni assunte dall’assemblea e al Cdr (il Comitato di redazione, ndr). Chi si sta adoperando ad arte per diffondere attraverso giornali o parlamentari disponibili, tesi, complotti e accuse personali, ha una sola strada per essere credibile: denunciare nelle sedi competenti».
LA DENUNCIA DELLA LEGA
La posizione è chiara: secondo Usigrai non c’è stato nessuno scandalo, men che meno manipolazione, e le polemiche che ne sono seguite (e stanno ancora seguendo) servono a un fico. Di tutt’altro avviso, invece, sono i deputati e i senatori di Lega e Fratelli d’Italia. E cioè: «È necessario che venga fatta immediata chiarezza su quanto successo, auspichiamo che l’azienda avvii un’indagine interna» (Giovanni Satta, Fdi); «Qualora fosse confermato è di una gravità inaudita, dall’Usigrai ci attendiamo quanto meno un chiarimento se non una forte presa di distanza» (Francesco Filini, Fdi); «C’è da rimanere sconcertati, una vicenda che ricorda la temuta “disinformatia” tanto cara all’Urss degli anni Settanta» (Gianni Berrino, Fdi).
Anche i colleghi del Carroccio, e in particolare modo Giorgio Maria Bergesio, Ingrid Bisa, Stefano Candiani, Elena Maccanti, Tilde Minasi ed Elena Murelli, che sono i leghisti presenti in commissione Vigilanza, attaccano: «Quanto ricostruito da alcune agenzie e pubblicato da Libero merita un approfondimento per capire se effettivamente un rappresentante sindacale abbia tagliato, estrapolato e decontestualizzato un video dalla rassegna stampa per screditare un collega “reo” di aver parlato del governo. Ci attendiamo un intervento da parte dell’Ordine dei giornalisti e un chiarimento dell’Usigrai. Chiediamo inoltre un’audizione degli interessati in Vigilanza e una rapida indagine interna che ricostruisca che cosa sia effettivamente accaduto».