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Bocchino, durissimo attacco a Napolitano: "Non un uomo di grande coraggio"

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"Non è stato un uomo di grande coraggio". Giorgio Napolitano raccontato da Italo Bocchino, che in qualità di uomo di fiducia di Gianfranco Fini, con la scissione di Futuro e Libertà dal PdL, visse in prima persona da capogruppo le drammatiche vicende della tentata sfiducia a Silvio Berlusconi (fallita, a fine 2010) e delle dimissioni del Cav da premier, nell'autunno del 2011. 

"Merkel e Sarkozy erano quasi ostili, temevano che l'Italia con una sua crisi economica potesse divenire una zavorra d'Europa e far precipitare l'area euro", ricorda Bocchino in collegamento con Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7, a proposito dell'estate e dell'autunno del 2011.

 

 

"Bisogna ricordarle quelle cose, Napolitano non sbagliò nel far nascere il governo Monti. Ci sono però delle cose di cui non possiamo tener conto. Sicuramente esondò rispetto al ruolo che la Costituzione delega al presidente della Repubblica, così come io sono sempre  convinto che lui avrebbe potuto fare prima un intervento per salvare la situazione italiana e invece aspettò il momento in cui non poteva farne a meno. Napolitano non è stato un uomo di grande coraggio, eh, bisogna ricordarlo".

 

 

 

"Doveva intervenire prima con i poteri che ha il presidente, tra cui il messaggio alla Camera - sottolinea ancora Bocchino -. Napolitano dimostrò grande pavidità dopo il suicidio di Sergio Moroni".



"Non un uomo di grande coraggio". Guarda il video di Bocchino a Otto e mezzo

 

Si apre dunque il capitolo Tangentopoli. "Moroni scrisse una lettera drammatica al presidente della Camera (Napolitano, ndr), chiedendo di leggerla in aula. Moroni fu arrestato e poi assolto, dopo il suo suicidio. Disse: 'quando le parole non bastano più bisogna ricorrere al gesto'. Moroni si appellò a Napolitano e Napolitano ebbe paura, con il clima che c'era, di leggere in aula la lettera di un deputato che si era suicidato e che si era rivolto a lui. Non è stata una grande pagina".

 

 

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