Maurizio Mannoni inchioda la Rai: "Avrei rinunciato a tutto. Ma..."
Maurizio Mannoni dopo quindici edizioni alla guida di Linea Notte è costretto a lasciare la conduzione dell’approfondimento della mezzanotte del Tg3. «Sia chiaro però che non mi sento un esodato» ci tiene a precisare. Di fatto Mannoni è stato messo in ferie forzate, diciamo così, dall’azienda. Per un accumulo sovrabbondante e mai sfruttato di giornate di riposo, divenuto un monte di settimane, mesi, tali da accompagnare il brizzolato e storico anchor man di Rai 3, agevolmente, al giorno della pensione che per lui scatterà giusto giusto a maggio del 2024. «Ci sarebbe stato il tempo di farmi fare un’ultima stagione di Linea Notte, ma mi hanno detto di no» racconta a Libero il giornalista. «Sarei stato disposto anche a cedere gratuitamente tutte le ferie. Mi hanno risposto che non si poteva fare per non creare un precedente».
Che ci fosse qualcosa nel mezzo tra lo storico conduttore e la nuova annata del suo programma, lo si era in realtà capito già alla fine di giugno quando Mannoni, in occasione dell’ultima puntata “invernale”, aveva lasciato intendere di non essere affatto certo del suo futuro. Improvvisamente, due sere fa, rispondendo a una telespettatrice su Twitter, è arrivata la conferma definitiva. «Dal momento che molte persone si domandano se tornerò alla conduzione di Linea Notte, ebbene la risposta purtroppo è no», scriveva Mannoni via social. Su chi sarà il suo erede non ci dà anticipazioni. Le voci insistono su Monica Giandotti, quest’anno alla guida di Agorà.
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Come faranno i lineanotters senza il suo gong a segnare il passaggio da una giornata all’altra?
«Diciamo in primo luogo che ogni volta mi meraviglio di quanti in realtà siano... Sapevamo che, nonostante l’orario della trasmissione, avessimo un pubblico affezionato e fedele. Ma quanto il nostro pubblico ci tenga e si sia fidelizzato è sempre sorprendente».
Uno stile pacato che vi ha reso un po’ mosche bianche nel panorama televisivo...
«La formula è raccontare e affrontare con serietà mista a leggerezza, nonostante i temi drammatici, evitando assolutamente scontri e invitando persone capaci di ragionare, confrontarsi. Posso dire che lascio con l’orgoglio di aver indicato che si può assolutamente proporre un tipo di approfondimento senza la necessità di alzare i toni. Cosa di cui ero certo. Come sono certo che forse sarebbe stato anche più semplice fare il contrario, invitando qualche testa matta».
Ma ora cosa farà? Consumerà semplicemente le ferie o valuterebbe un’ offerta?
«Il problema mio sono proprio le ferie arretrate con la Rai. Perché facendo, da decenni, sempre trasmissioni, le mie ferie si riducevano al solo spazio di sospensione dei programmi. È in questo modo che ho accumulato mesi. Detto ciò, ci tengo a precisare che non mi sento un esodato. Hanno solo applicato la legge. Diciamo che non hanno fatto salti mortali, non che dovessero farli per me... Però penso che, anche per l’azienda stessa, mantenere qualche volto riconoscibile sarebbe stata una scelta intelligente e giusta. Invece mi pare si vada verso una televisione completamente uniformata. Che guarderò comunque con curiosità ma non mi pare una buona soluzione».
Per il futuro ha pensato di lanciare il suo format su una delle nuove piattaforme?
«Devo confessarle che sono molto ignorante su quello che c’è oltre la vecchia tv generalista. Però mi sto guardando attorno, già qualcuno me lo ha suggerito. Mi piacerebbe. Lancio un appello attraverso Libero: qualcuno mi indichi la strada per arrivarci...». (Sorride)
Che differenze ci sono tra la tv dei suoi inizi e quella che lascia?
«Iniziai nei lontani anni 70 in una piccola emittente vicina al mondo di Paese Sera. Poi quando nacque il Tg3 di Curzi venni chiamato in questa nuova realtà. Fui tra i pionieri. Le differenze con oggi sono enormi. I primi tempi del Tg3 e della Rai3 di Angelo Guglielmi c’erano un fermento generale e una infinità di persone capaci di portare idee. Adesso, guardandomi attorno, non vedo nulla se non una terra totalmente bruciata o quasi...».
E la politica?
«Non mi lancio mai in giudizi politici. Al massimo potrei entrarci. Che dice? » (Sorride)
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Però quando ci fu la crisi del primo Governo Prodi, nel 1998, al telegiornale parlò di «assurda crisi». Lo ha ricordato pochi giorni fa. E ebbe qualche problema col leader comunista Bertinotti che quella crisi aveva causato. Conferma?
«Bertinotti si è arrabbiato di nuovo anche ora, perché mi ha detto che non se ne ricordava nemmeno. In effetti è passato talmente tanto tempo... Ma i fatti andarono proprio come li ho raccontati...».
E tra i leader di oggi?
«Ho fiducia nella Schlein. Penso sia una persona piena di entusiasmo. Si trova a dover combattere in una realtà difficile soprattutto all’interno del suo partito. Da cittadino, prima che da uomo di sinistra le auguro di tener duro. È importante che ci sia una opposizione forte. Spero non consumi tutte le sue energie in lotte intestine. Sarebbe un peccato».
Coi politici di destra invece i rapporti come sono?
«Ci tengo a mantenere rapporti sempre cordiali. Chi mi segue sa che non sono un tipo divisivo. Nella trasmissione, però sono anni che abbiamo scelto di non invitare più politici ma solo commentatori, scrittori, professori».
Con la Berlinguer il confronto è stato sempre difficile o è una storia legata solo a questi ultimi anni?
«In realtà non abbiamo mai litigato. Abbiamo lavorato fianco a fianco per anni e convissuto bene anche quando è diventata direttore. Mi sono limitato a puntualizzare sui suoi sforamenti. Lei a parti invertite avrebbe fatto molto più casino e protestato molto più vivacemente. Io le auguro di avere successo anche a Mediaset».
Ha sentito di Santoro come probabile opinionista fisso a Mediaset?
«Io mi augurerei che facesse una sua trasmissione. Santoro ha inventato la televisione degli ultimi decenni. È assurdo che uno come lui non trovi spazio nelle emittenti per fare un programma suo. Lui è un grande autore, più che un opinionista puro».
Senta, invece della “questione morale” sollevata da Pier Silvio Berlusconi contro il trash cosa pensa?
«Sono totalmente d’accordo. Gli auguro buona fortuna. Spero solo che i personaggi trash non li prenda tutti la Rai. Sarebbe deprimente».
Il ricordo più bello di Linea Notte?
«Ci tengo a sottolineare i meriti di Patrizia Senatore e Giusy Sansone. Particolarmente bella l’idea di Patrizia di fare dei diari quotidiani su realtà lavorative in crisi. Non legato solo alla vertenza pura ma anche alle loro vite. Poi l’infinità di autori, scrittori, attori di teatro, realtà che difficilmente trovano spazio in tv, mentre per noi erano elementi fondamentali. In una trasmissione di un’ora tutti i giorni che, lo dico sussurrando, curavamo in soli 4 giornalisti. Qualcosa di incredibile dal punto di vista produttivo. Anche solo per questo avrei meritato un altro trattamento».
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