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Fabio Fazio, "l'ingrediente fondamentale per fare tv": altra "frignata" del martire

Fabrizio Biasin
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Alla presentazione dei nuovi e luccicanti palinsesti Warner Bros. Discovery c’era la qualunque e il motivo è presto detto: il buffet. Eccellente. Non è vero, il motivo è Fabio Fazio. Anche il buffet, ma più Fabio Fazio. E Luciana Littizzetto, «il più grande talento comico di sempre», parola di Fazio. E pure Filippa Lagerbäck che «su Rai 3 diceva tre parole, su Nove ne dirà nove», battutona di Fazio che scatena le risate. E abbiamo già scritto “Fazio” una dozzina di volte, questo per farvi capire quanto tutto questo sia importante. E, niente, siam qui a presentare la nuova e contemporaneamente vecchia edizione di Che tempo che fa, lo show traslocato dalla Rai dopo ben vent’anni. Ecco, francamente ancora non abbiamo capito se sia stata la Rai a cacciare Fazio o Fazio a levarsi dai maroni. Lo chiediamo direttamente a lui: «Non ho mai detto che ci hanno cacciati e non ho mai usato la parola “epurazione”. Ma se siamo a marzo e il contratto scade a giugno e dopo mesi non succede niente... uno continua a guardare altrove. In ogni caso non siamo scappati di notte come il gatto e la volpe. Abbiamo accettato un’offerta importante che avevamo da tempo».

 


La Littizzetto al suo fianco è più diretta: «Se qui ci vogliono bene? Ci vogliono, più che altro...». E giù risate. Il resto è un abuso del termine “libertà”, un continuo rimarcare il concetto che fa pensare alla Rai come un luogo dove proliferano censure, ricatti, minacce. E probabilmente è davvero così, ma se il riferimento è agli ultimi 40 anni - quelli trascorsi dal buon Fabio “al servizio del servizio” (pubblico) - allora significa che, destra o sinistra che sia, fa davvero poca differenza. Dice così, Fabio (davvero sereno in volto, questo è evidente): «L’ingrediente fondamentale per fare televisione credo sia quello di essere liberi, ovvero di avere la libertà di essere contemporanei: la televisione non può avere il limite di nessuna narrazione precostituita, perché altrimenti non riesci a raccontare la realtà e a essere contemporaneo».

 


LA SUPERCAZZOLA
La domanda successiva è automatica: significa forse che nel nuovo approdo televisivo ci si può sentire più liberi? «Assolutamente sì, c’è un’aria di leggerezza. Tornare a fare il nostro mestiere parlando delle cose che facciamo è una cosa che ho cercato di fare sempre nella mia vita. Non è che prima non fossi libero, io sono sempre stato libero, e infatti eccomi qua». E qui siamo alla straordinaria supercazzola, un ricamo dialettico davvero ben confezionato. Ma, dicevamo, Fazio è proiettato al futuro, non al passato, e giustamente vuole parlare del nuovo Che tempo che fa al via il prossimo 15 ottobre (ore 19.30): «La vedo come una seconda possibilità di rinascita. E dopo 40 anni rinascere è il più bel regalo che si possa ricevere.
Non vedo l’ora di essere collega di Barbie e di Batman. Sono già stato agli studios di Harry Potter, così mi sono portato avanti». Tempo ne avrà, se è vero come è vero che il contrattone durerà ben quattro anni (le cifre non le conosciamo, ma perdono clamorosamente di significato di fronte all’importanza della libertà).


E veniamo al programma. Ci sarà come sempre “l’ospitone”, vero fiore all’occhiello del format. Al tavolo, insieme a tante vecchie conoscenze (Nino Frassica, Roberto Burioni, Michele Serra, Maurizio Ferrini, Ubaldo Pantani, Francesco Paolantoni...), troverà posto anche la mitica Ornella Vanoni, e non ci sarà preclusione per nessuno. «Tornerà anche Salvini, magari alla prima puntata?», chiede il giornalista. Risposta: «Proprio all’inizio no, calma. Uno le persone in casa nuova le invita dopo aver sistemato, comprato il divano e la poltrona...». 

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