Quarto Grado, Francesca Carollo: l'inviata che piace agli assassini
Vite in carcere. A raccontarle per Mediaset è Francesca Carollo. L’unica giornalista italiana, dopo Franca Leosini (che è un po’ colei che il genere l’ha inventato) capace di varcare senza paura le soglie delle patrie galere, mettendosi nella maggior parte dei casi, faccia a faccia col mostro di turno. Lo spazio curato da Carollo che pare stia diventando una sorta di rubrica molto attesa, va in onda all’interno di Quarto Grado, il seguitissimo talk settimanale di Rete4 nel quale i conduttori Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero portano a loro volta spettatori e ospiti all’interno dei fatti di cronaca. «È un progetto nato prima della pandemia girando il corto Donne in prigione assieme a Jo Squillo e Giusy Versace per capire come anche l’animo femminile possa macchiarsi di reati tanto gravi», ci racconta la Carollo.
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QUINDICI ANNI DOPO
Francesca lavora a Mediaset da 15 anni è colei che il più delle volte si trova faccia a faccia coi carnefici. La incontriamo alla luce del successo che, specie dopo l’intervista a Anacleto Roncalli, sedicente nipote di secondo grado di Papa Giovanni XXIII, condannato all’ergastolo per l’assassinio della moglie badante ucraina e di una sua amica, andata in onda lo scorso venerdi. Quindici anni dopo il duplice omicidio ma soprattutto quindici anni dopo che proprio quell’assassino, in preda a deliri, aveva tentato di entrare al Palazzo dei Cigni a Milano 2 per andare a confessare “in mondovisione” proprio a Mediaset quello che lui aveva fatto.
Un’impresa riuscita con quindici annidi ritardo. Come si vede di aneddoti ce ne sono, E Francesca Carollo è la migliore fonte alla quale abbeverarsi per saperne di più. «Non è facile andare a parlare con i cattivi. Io sto sempre dalla parte delle vittime e rimango legata alle carte ma credo comunque sia qualcosa che si debba fare perché è la nostra Costituzione all’articolo 27 che prevede la rieducazione dei detenuti e inoltre sono gli stessi dirigenti carcerari a spiegare come laddove non viene applicato bene il concetto di rieducazione la recidiva è più alta. La media italiana è all’80%. Nel carcere di Bollate che è un esempio positivo in tal senso, il tasso di recidiva scende al 12%».
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Francesca parla con un modo di fare sicuro e dice, nonostante glielo chiedano tutti, di non avere particolari timori. «Anche perché due sono le strade. O si butta la chiave o ci si occupa di queste persone». Nello specifico a lei stessa non sono mancati episodi che dire terrorizzanti è poco. Il ricordo più duro, in tal senso, è legato al caso di Isabella Noventa, la segretaria 55enne di Albignasego, uccisa a Noventa Padovana, nel 2016. La donna, di cui non è mai stato rinvenuto il corpo, sarebbe stata assassinata dall’ex fidanzato Freddy Sorgato e dalla sorella di quest’ultimo, con l’aiuto di un’amica. I tre sono stati condannati in via definitiva nell’autunno del 2020.
IL CAMION
«A Freddy facevo le poste – ci racconta Carollo - perché avevo capito che c’era poco tempo e lui provò a investirmi con il camion». Lo stile delle interviste di Francesca è distaccato. «Studio le carte come mi è stato insegnato e in base a quello cerco di farmi un’idea su molto di quello che c’è scritto. Poi è ovvio che l’impressione uno ce l’ha. Sembrerà strano, anche da come questi protagonisti si vestono. Penso a Parolisi che il giorno del funerale della moglie Melania Rea, (per il cui assassinio fu poi condannato ndr) andò dal parrucchiere. Posso dire di non essermi mai sbagliata. Anche perché ormai si arriva a condanne anche in assenza del cadavere, ci sono i processi indiziari ma soprattutto gli assassini perfetti dove sono? Per cui è difficile sbagliarsi». Mentre non è facile capire. «Comprendo perfettamente la rabbia delle famiglie delle vittime ma va considerato che i detenuti sono anche un costo altissimo per lo Stato e la rieducazione e il reinserimento sociale è qualcosa che davvero va a vantaggio di una società più sicura».