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Marco Damilano, l'ultimo saluto: "Il mio editore...", martire di sinistra

Claudio Brigliadori
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Confermato nei palinsesti di Rai 3 anche per la prossima stagione, Marco Damilano si gode il ruolo di “paladino della libertà” da (quasi) unico superstite del gruppone rosso della terza rete. I due più illustri esponenti della cricca progressista, Fabio Fazio e Lucia Annunziata, per la verità non sono stati cacciati da nessuno ma se ne sono andati di propria spontanea volontà, chi perché aveva già trovato un bel contrattino da 10 milioni di euro a Discovery chi, si dice, per coltivare qualche ambizione politica nei prossimi mesi. E Damilano?

 

 

 

L’ex direttore dell'Espresso, protagonista degli scoop contro Salvini e i rubli russi alla Lega rivelatisi poi una bufala, sembrava a un passo dal siluramento poi però il governo di centrodestra che comprende, indovinate, anche Salvini, ha blindato il suo Il Cavallo e la torre, che tornerà a settembre sempre in access prime time. I numeri sono stati discreti: nell’ultima puntata di giovedì con 1.169.000 spettatori e il 6,9% di share ha fatto meglio di Otto e mezzo su La7 (1,113 milioni e 6,5%) e Controcorrente su Rete 4 (648mila spettatori e 3,9% nella prima parte).

 

 

 

Damilano se la canta e se la suona: «Fare informazione con un punto di vista limpido, onesto, indipendente. È quello che ho provato a fare in questa prima stagione- è il suo congedo -. Il ringraziamento va soprattutto al pubblico, che ci ha seguito ogni sera con pazienza e con fiducia, va a voi. A voi che siete l’unico editore del servizio pubblico». Qualcuno, citando una vecchia massima di Bruno Vespa, al governo potrebbe pensarla diversamente. «Ci rivediamo dopo l’estate ha concluso citando Mariangela Gualtieri -, ricominciamo da qui. Gli errori che ci sono stati sono solo miei».

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