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L'aria che tira, Gianni Barbacetto umiliato dal collega: "Una cosa demenziale"

Claudio Brigliadori
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Per fortuna che Gianni Barbacetto c’è. Forse in redazione al Fatto quotidiano è in corso un derby in redazione, un concorso interno a punti stile “Anti-Berlusconi d’oro”. E ogni occasione è buona per scalare la classifica. Certo, il direttore Marco Travaglio è favorito d’obbligo, ma il buon Gianni ha piazzato un capolavoro. In collegamento con la Merlino a L’aria che tira, su La7, l’ultra-manettaro esordisce con una perla («Mi aspettavo più gente in piazza Duomo, per i funerali», ignorando il limite di capienza imposto per ovvie ragioni di sicurezza) e poi segna il gol dell’anno.

A feretro del Cav ancora in movimento, sprezzante sbotta: «Fare il lutto nazionale per onorare un finanziatore di Cosa Nostra (Berlusconi non è mai stato condannato per questo reato, ndr), un pregiudicato per frode fiscale, in un Paese civile sarebbe impensabile». Il forzista Gasparri si toglie l’auricolare, saluta tutti e se ne va: «Lei è libero di dirlo, io sono libero di non ascoltarla». Severo ma giusto.

 

Per il povero cronista del Fatto inizia la slavina. Il collega Goffredo Buccini, del Corriere della Sera, lo dileggia: «In questo momento, parlo di una certa sinistra, manca la capacità di capire la dimensione emotiva del Paese. È una cosa demenziale, è come se quando muore Maradona tu dici “era amico dei Giuliano camorristi e pippava cocaina”. Maradona è un gigante, vorrebbe dire non capire un accidente di calcio e del mondo». E quando Barbacetto frigna parlando di «melassa a reti unificate», la Merlino lo mette al suo posto: «Non è che se un giornalista non scrive quello che tu ritieni giusto è un poveraccio venduto». Uno spettacolino triste ma educativo: così, ancora dopo 30 anni, gira l’Italia. Che Barba, che cetto.

 

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