L'aria che tira, Gianni Barbacetto umiliato dal collega: "Una cosa demenziale"
Per fortuna che Gianni Barbacetto c’è. Forse in redazione al Fatto quotidiano è in corso un derby in redazione, un concorso interno a punti stile “Anti-Berlusconi d’oro”. E ogni occasione è buona per scalare la classifica. Certo, il direttore Marco Travaglio è favorito d’obbligo, ma il buon Gianni ha piazzato un capolavoro. In collegamento con la Merlino a L’aria che tira, su La7, l’ultra-manettaro esordisce con una perla («Mi aspettavo più gente in piazza Duomo, per i funerali», ignorando il limite di capienza imposto per ovvie ragioni di sicurezza) e poi segna il gol dell’anno.
A feretro del Cav ancora in movimento, sprezzante sbotta: «Fare il lutto nazionale per onorare un finanziatore di Cosa Nostra (Berlusconi non è mai stato condannato per questo reato, ndr), un pregiudicato per frode fiscale, in un Paese civile sarebbe impensabile». Il forzista Gasparri si toglie l’auricolare, saluta tutti e se ne va: «Lei è libero di dirlo, io sono libero di non ascoltarla». Severo ma giusto.
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Per il povero cronista del Fatto inizia la slavina. Il collega Goffredo Buccini, del Corriere della Sera, lo dileggia: «In questo momento, parlo di una certa sinistra, manca la capacità di capire la dimensione emotiva del Paese. È una cosa demenziale, è come se quando muore Maradona tu dici “era amico dei Giuliano camorristi e pippava cocaina”. Maradona è un gigante, vorrebbe dire non capire un accidente di calcio e del mondo». E quando Barbacetto frigna parlando di «melassa a reti unificate», la Merlino lo mette al suo posto: «Non è che se un giornalista non scrive quello che tu ritieni giusto è un poveraccio venduto». Uno spettacolino triste ma educativo: così, ancora dopo 30 anni, gira l’Italia. Che Barba, che cetto.
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