Otto e Mezzo, Santoro sconvolge Gruber: "Se abbiamo la forza..."
"Con questa iniziativa non nascerà un nuovo partito?", chiede Lilli Gruber al suo ospite Michele Santoro a Otto e mezzo su La7, nella puntata del 19 aprile. "Chi lo sa... quello che succederà chi lo può sapere", è la risposta del giornalista. Che aggiunge: "Adesso vediamo se abbiamo la forza. Se non abbiamo la forza io torno a scrivere libri e buonanotte. Se invece in questa staffetta dimostriamo che esistiamo...". Al momento, osserva Santoro, "il partito che non c'è continua a non esserci" ma "mi auguro che Conte e Schlein facciano un passo per costruire il partito che non c'è". Anche perché, prosegue il giornalista, "non è che vogliamo costruire partitini ogni cinque minuti, vediamo quello che fanno loro. Ma", avverte Santoro, "è troppo facile contrastare la Meloni con una dichiarazione ai telegiornali. Bisogna andare a riprendere il consenso a Mirafiori o nei quartieri popolari di Roma. Quando si andrà a farlo allora io dirò che il partito che non c'è, c'è. Io al momento non lo vedo in quel 60 per cento di italiani che non votano".
Qui l'intervento di Michele Santoro a Otto e mezzo
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Santoro ieri ha fatto "un appello a chi è contrario all’invio di armi in Ucraina per dar vita a una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per camminare insieme, unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza". L'iniziativa è stata illustrata il 19 aprile da Michele Santoro, insieme a Donatella Di Cesare e Cristian Romanello, nella sede di Servizio Pubblico. Un appello che ha già raccolto molte firme, tra cui quelle di Alessandro Barbero, Ascanio Celestini, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia, Elio Germano, ma condiviso anche da alcuni politici, come Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
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"Dopo più di un anno di guerra in Ucraina - si legge nella nota di Servizio Pubblico, con cui Santoro presenta la sua iniziativa, una staffetta di 4mila chilometri che copre tutta l’Italia - e centinaia di migliaia di morti, mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa restano parole proibite. Si prepara, invece, una resa dei conti dagli esiti imprevedibili con l’uso di proiettili a uranio impoverito e il rischio di utilizzo di armi nucleari tattiche. I governi continuano a ignorare il desiderio di pace dei popoli e proseguono nella folle corsa a armi di distruzione sempre più potenti".