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Propaganda Live, in tv il solito Zoro scherza su Israele

Iuri Maria Prado
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L’altra sera Diego Bianchi, conduttore della trasmissione Propaganda Live, ha intervistato Ken Loach, un regista molto bravo e molto accreditato presso la sinistra antisemita. L’intervista si sviluppava mentre arrivavano le notizie dell’attentato terrorista a Tel Aviv che ha coinvolto, uccidendolo, un italiano, e si concludeva sulle parole con cui il cineasta denunciava «l’apartheid» praticato da Israele. Parole su cui il conduttore, tornata la diretta dallo studio, chiedeva applausi. Intanto, dalla fogna social si levava il tripudio per il coraggioso gesto dell’attentatore.

 

 

Chissà che cosa ha impedito a quel conduttore democratico di fermare rispettosamente l’intervistato e di domandargli: «Scusi, ha detto apartheid?». Chissà che cosa gli ha impedito, nel ritorno della diretta, di dire ai telespettatori: «Guardate, Ken Loach è un grande, ha fatto film bellissimi, ma la storia dell’apartheid in Israele è una turpe cazzata».

 

 

Macché. Quello la vomita fuori e questo chiama il battimani del pubblico: ben selezionato, evidentemente, tra coloro che giudicano ineccepibile quel rutto così tipico della propaganda antiebraica sinistramente travestita da sensibilità umanitaria. Poi le Commissioni Contro l’Odio, poi il 25 Aprile, poi la Costituzzione co du’ zeta nata dalla resistenza, poi facciamo rete contro il pericolo fascista: e medio tempore la chiacchierata col compagno cineasta che chiama segregazionista lo Stato degli ebrei. Bravi, applausi.

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