DiMartedì, soldato-Di Battista: fino a dove si spinge (su Putin)
«Per quello che ho da fare, faccio il militare», cantava Vasco Rossi. Oggi, quarant’anni abbondanti dopo, diventa la provocazione di Alessandro Di Battista a Gianni Riotta. Per la verità, l’ex grillino oggi reporter senza frontiere ma soprattutto prezzemolino tv il militare vuole farlo fare e non ha la benché minima intenzione, da “pacifista”, di mettersi gli scarponi e imbracciare fucili. Dal suo salotto preferito, quello di Giovanni Floris a DiMartedì, con fare da Cassandra rattristata ricorda a tutti che l’evoluzione della guerra in Ucraina lui l’aveva già prevista un anno fa e che il continuo invio di nuove armi “decisive” serve solo a peggiorare la situazione internazionale.
«Vi siete illusi di poter abbattere militarmente un Paese come la Russia, grande e autosufficiente sul piano energetico ed alimentare. Questo è impossibile», ripete. «Ma se un Paese attacca deve perdere sul campo, capisci? Tu vuoi che perda l’Ucraina», ribatte Riotta. «Capite? Ecco, deve perdere sul campo», si indigna Dibba che poi lancia la sua proposta: «Perché non vi arruolate? Arruolatevi». A Riotta contesta, proprio lui, il fatto di parlare placidamente da un salotto, «e intanto ci sono stati 300mila morti». «Ma io in Ucraina ci sono stato, tu no», contesta Riotta.
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«È una narrazione che fa parte del palco e non della realtà - va avanti imperterrito il tank Di Battista -. Sono molto preoccupato, anche la narrazione filo Nato si sta sgretolando. Le sanzioni non mordono più, l’economia russa torna a crescere. L’invio di armi ha impedito all’Europa di esercitare un ruolo. Oggi l’Europa dovrebbe dirsi disponibile a fermare l’invio di armi all’Ucraina in cambio di un immediato cessate il fuoco». Sempre che a Putin vada bene, certo. Ma questo è un problema degli altri.
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