DiMartedì, Mulè attacca Donzelli: "Accusa sgraziata, da non fare"
Giovanni Donzelli attacca il Pd sul caso di Alfredo Cospito e Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera di Forza Italia, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, su La7, nella puntata del 31 gennaio, prende le distanze dal capogruppo di Fratelli d'Italia: quelli del Pd "hanno ragione perché è una accusa sgraziata, che arrivava alla fine di una correlazione di date, una cosa da non fare". E ancora, attacca Mulè: "Io sto a quello che ha detto Donzelli. Lui ha detto che si tratta di informazioni a cui tutti possono avere accesso ma per la mia esperienza mi sembra molto difficile. Se io vado al Dap - dipartimento di amministrazione penitenziaria - a chiedere di avere accesso a informazioni di relazioni con la mafia o mi arrestano o mi denunciano per favoreggiamento. Lui dirà come e perché ha avuto le informazioni sulle relazioni tra Cospito ed elementi della mafia".
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Qui l'intervento di Giorgio Mulè a DiMartedì
Ora "spetterà al giurì d’onore stabilire se e quanto le espressioni di Donzelli siano andate fuori dal seminato. Non è una commissione a cui si ricorre spesso, a dimostrazione di quanto sia stata grave l’iniziativa di Donzelli, che ha sporcato un importante momento di condivisione nella lotta alla mafia". E ancora, osserva Mulè: "Non faccio dietrologia, voglio pensare che non ci sia una strategia politica e che Giorgia Meloni fosse totalmente all’oscuro. Mi aspetto che Donzelli lo dica chiaramente, altrimenti ci sarebbe davvero da preoccuparsi. Quanto agli altri di Fratelli d’Italia, credo che si siano incaponiti, pur di non chiedere scusa. Sono stati vittime della sindrome di Fonzie". Donzelli, conclude Mulè, "ha fatto un processino, che non appartiene al mio modo di fare politica e allo stile di tutta Forza Italia. Ha usato metodi che non dovrebbero avere cittadinanza nella battaglia politica: se avesse avuto elementi per muovere accuse fondate ai colleghi del Pd, sarebbe dovuto andare in procura".
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